Riceviamo e pubblichiamo nota stampa di “IOXBenevento”
“Le emergenze, mettono a nudo le reali competenze e capacità di chi guida i processi di gestione. Una delle strategie più efficaci messe in campo dai politici o da chi gestisce un Ente per sfuggire alle proprie responsabilità durante ogni emergenza, consiste nella colpevolizzazione delle persone, questa chiara, palese, caccia all’untore è particolarmente praticata, perché rappresenta una necessità, quella di dare un nome e cognome all’angoscia prodotta dall’inefficienza dei servizi che ricadono sui cittadini, ecco perché indicare un colpevole ( “gli irresponsabili, i sciacalli”), costruendogli intorno una campagna mediatica che non risponde ad alcuna realtà concreta, permette di dirottare una rabbia destinata a crescere, evitando che si trasformi in rivolta contro un modello politico e di gestione che ci ha costretto a competere fino allo sfinimento senza garantire protezione ad alcuno di noi.
La sanità, fino a prima dell’avvento del covid-19, rappresentava circa il 60% del bilancio pubblico e la politicizzazione della sanità, ha prodotto un danno molto serio ed importante in merito alla qualità e alla quantità dell’assistenza sanitaria.
Dunque, cercare di sfuggire a delle responsabilità oggettive mediante la colpevolizzazione di chi, invece, intende tutelare l’interesse collettivo, diventa banale quanto strumentale e demagogico.
Se da un lato ci si vanta che la Provinvia di Benevento, ha una incidenza di covid-19, pari ad un abitante ogni 25.183 ( contagiati al 23 marzo 2020, 14 persone dai dati comunicati dalle Istitutzioni locali, su un bacino di popolazione pari a 277.018), a nostro avviso merito della responsabilità dei cittadini che rimangono a casa e che riducono le possibilità di contagio, allora non comprendiamo perché poi si cerca di confondere l’opinione pubblica, invertendo la statistica e dichiarando che in tutta Italia ci sono dei medici e degli operatori sanitari contagiati, facendolo passare per quasi fisiologico. La proporzione degli operatori sanitari contagiati in relazione al numero effettivo dei postivi che c’erano, invece, va affrontata con serietà e con grande senso di responsabilità, declinando tutti gli elementi che hanno contribuito a determinare il reale numero di positivi. Proprio come avviene con le elezioni politiche, in quella circostanza, le capacità di lettura, è certa e allora cerchiamo di esercitare una lettura realistica anche in questo caso.
Fino al 4 marzo 2020, la nostra Provincia registrava un numero di positivi pari a zero o forse ad una sola unità, ma è lo stesso Direttore Generale, su esplicita richiesta dei sindacati, a formalizzare con una nota, protocollo n. 7722 dell’11 marzo 2020, che “il giorno 4 marzo sono transitati presso il Pronto Soccorso due pazienti che, non essendo stati riconosciuti come casi sospetti di covid-19, sono stati ricoverati in reparti differenti rispetto a quelli individuati all’uopo; in data 7 marzo 2020, gli stessi, sottoposti a tampone faringeo a causa della comparsa di dispnea, sono risultati positivi al test; in data 8 marzo 2020, a seguito di una riunione convocata dal management, è stata demandata ai primari dei vari reparti coinvolti nel percorso dei pazienti in questione, l’individuazione degli operatori da sottoporre a tampone. A seguito della individuazione da parte dei Direttori delle UU.OO.CC., del personale coinvolto, tutti i tamponi praticati, sono stati inviati al centro Regionale di riferimento. ”
Ora, chi si assume la responsabilità? Ferrante ci dirà che nessun operatore è stato contagiato ma a prescindere che le sue dichiarazioni che risalgono allo scorso febbraio, oggi si rivelano superficiali : “siamo pronti per affrontare questa emergenza”, in quanto dal modus operandi è evidente che agli operatori non era stato somministrato alcun protocollo operativo, altrimenti i soggetti, pur manifestando una chiara sintomatologia, non sarebbero mai transitati in quel modo il 4 marzo, la questione, a nostro avviso va letta con molta attenzione. Al 4 marzo 2020, quanti positivi registrava la nostra Provincia? Quanti operatori sanitari dell’Azienda Ospedaliera S. Pio, risultavano contagiati? Forse, si parlava solo di un caso e pare che non si trattava di nessun operatore sanitario.
Oggi, 23 marzo 2020, sappiamo di 14 positivi, tra cui 7 o 8 sono operatori sanitari che lavorano al S. Pio, non conosciamo il numero preciso di sospetti in attesa dell’esito dei tamponi e non sappiamo come e dove questi operatori sanitari abbiamo contratto il virus. Se alle famiglie ed a tutti coloro che abbiano avuto contatti con loro, siano stati praticati i tamponi.
Insomma, vi sembra una modalità chiara ed efficiente quella con cui si sta gestendo l’emergenza o siete confusi anche voi?
Poi, ci sarebbe il tema della sicurezza. Pare che il Il D.Lgs. 81/2008 e le novità introdotte dal D.Lgs. 106/2009 abbiano chiarito molti concetti già specificati all’interno della legge 626/1994 per ciò che riguarda le misure di prevenzione e protezione per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Ferrante ci dirà che è stato tutto rispettato? I dipendenti dell’Azienda Ospedaliera S. Pio, sono stati tutti messi in sicurezza e sono stati sempre dotati dei dispositivi di sicurezza individuale? Permettete il nostro scetticismo?
Per ciò che invece, riguarda l’umanizzazione dell’assistenza sanitaria, vogliamo chiedere al Direttore Generale Ferrante se è normale che la signora M.C. di 54 anni, nostra iscritta, entrata in Pronto Soccorso lunedì sera, 9 marzo 2020, è stata sistemata in una cameretta del PS senza nemmeno i servizi igienici, gli è stata applicato un pannolone che ha dovuto tenere per circa due giorni. Ha potuto usufruire dei servizi igienici dopo due giorni, ovvero, quando è stata trasferita dal Pronto Soccorso in malattie infettive. Era questo il protocollo che ha fatto adottare ai dipendenti in merito alla gestione dei pazienti con sintomatologia sospetta covid-19?
Dopodichè, alla signora è stato praticato il primo tampone dopo due giorni che era entrata al S. Pio, il risultato della negatività, lo ha appreso dopo altri tre giorni e poi si commette altra leggerezza: il secondo tampone viene praticato dopo circa una settimana ma nello stesso giorno che si pratica il tampone, senza ancora conoscere l’esito, la signora viene trasferita dal reparto di malattie infettive a quello di medicina interna. Insomma, si è portata a passeggio una potenziale positiva in questo modo? L’esito della negatività lo ha appreso dopo altri due giorni e poi è stata dimessa.
Questo documenta chiaramente come si gestisce questa emergenza presso l’Azienda Ospedaliera S. Pio e le nostre considerazioni sono dettate da un’esperienza vissuta e non per sentito dire.
Così come il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale, Gennaro Volpe, dovrebbe chiarire cosa ha fatto con i medici di famiglia e con tutti i dipendenti, l’ASL ha fatto un corso di formazione ai propri dipendenti per ciò che riguarda il Coronavirus? Ha fatto adottare un protocollo operativo per la gestione del covid-19? Ha dotato i propri dipendenti di dispositivi di sicurezza? Da una nostra indagine, sostenuta anche da un comunicato stampa degli operatori, è venuto fuori che i medici di famiglia e gli operatori del 118, fino a qualche giorno fa, l’Azienda Sanitaria non li aveva dotati di dispositivi di sicurezza.
Come mai, sempre in merito al caso della nostra iscritta, il medico di famiglia non si è recato presso l’abitazione della propria paziente per visitarla ?
Riteniamo, che in un momento particolarissimo come questo, sia necessario garantire la massima trasparenza cercando di rassicurare i cittadini che, invece, proprio dal comportamento dei rappresentanti istituzionali appare fortemente preoccupata. E’ possibile che nelle altre Province i cittadini vengono informati su tutto e qui da noi non si sa chi, tra Prefettura, Azienda Ospedaliera, Asl e Comune, deve diffondere un semplicissimo bollettino ufficiale con tutte le notizie che riguardano la sorte di questa popolazione? Finalmente ce ne saranno due di bollettini, dopo circa un mese di incubo e dopo che i cittadini lo abbiano dovuto chiedere a voce alta.
E’ fondamentale, accantonare gli interessi e le ambizioni personali e far prevalere l’interesse generale. E’ inutile cercare di demonizzare chi si preoccupa della sorte della propria Comunità. Difendere a tutti i costi l’indifendibile, rende vulnerabile in termini di credibilità chi si affanna in questo sterile e banale esercizio e mette a nudo la demagogia e la posizione di chi realmente cerca di strumentalizzare.
Il Direttore Generale, Mario Nicola Vittorio Ferrante, si assuma con dignità le proprie responsabilità che sono oggettivamente gravi, rassegni le dimissioni e torni in un “Luogo sano” considerato che il S. Pio, nonostante le sue tre lauree e due master, invece di rappresentare un luogo di cura, è diventato una fonte di contagio.
Ringraziamo, invece, i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, i volontari delle diverse organizzazioni, le forze dell’ordine e chi in questo momento di grande criticità, sta dando il meglio di sé per amore della propria Comunità.
Ringraziamo il Sindaco per la straordinaria mobilitazione e per il risultato umano ed economico che ha capitalizzato attraverso la solidarietà dei suoi amici personali.
Attendiamo e, a questo punto, crediamo non solo noi ma tutti i cittadini, che dopo il nostro esposto presentato in Procura, ai NAS, al Prefetto ed al Sindaco nella qualità di presidente dell’Assemblea dei Sindaci, la Magistratura e tutte le Autorità competenti, intervengano al più presto per tutelare i Cittadini e per fare piena chiarezza.”