Nel bel mezzo della emergenza corona virus torna a faere capolino Valentino Soreca, uno dei più ascoltati e letti “influuencer” che in questo momento ha voce sui social. Soreca, mai tenero con l’Amministrazione cittadina, almeno negli ultimi tempi, è in autoquarantena, come è noto. Dal suo retiro opera alcune considerazioni che riportiamo.
Secondo me, il signor Mastella, adesso inizia ad esagerare. Messaggi quotidiani che creano paure, ansie, apprensioni, sicuramente giustificati ma talmente ossessivi da cagionare agitazione, preoccupazione, angoscia, inquietudine e trepidazione. Un buon padre di famiglia non educa i figli con gli schiaffi e la paura del lupo cattivo, ma parla loro con fermezza ed al tempo stesso cercando di rassicurare senza rischiare di creare la pericolosa psicosi della paura. Continue ordinanze ballerine che aggiungono confusione alla apprensione generale. Prima l’ordinanza che non ci si poteva sedere sulle panchine, poi “ritratta” e dice che una persona per volta è consentito. Lo stesso per quanto riguarda l’ordinanza sulle “corsette” (alle quali, poi si scopre, partecipano tre dei suoi dirigenti) ed ecco la smentita: si può fare la corsetta giornaliera. Ultima ma non sarà ultima, l’ordinanza sul divieto del gioco del Lotto (ritrattata il giorno dopo) La sua sicumera non si ferma e va oltre, arrivando ad incitare i cittadini a sbeffeggiare le persone che fanno le “corsette” percè, a parer suo, sono tutti dei falsi salutisti. Si pone come educatore di ragazzi ma spesso, nelle sue esternazioni video, usa linguaggio offensivo. In questo, gli dobbiamo dare atto di coerenza visto che da sempre i termini utilizzati (anche indirizzati ai suoi stessi consiglieri comunali), sono: “idioti, sciacalli, arraffa arraffa, succhiaruote, imbecilli, disonesti eccetera” dando un cattivo esempio educativo proprio ai ragazzi che lo seguono su Facebook. Questo non dovrebbe essere consentito a nessuno ed in modo particolare a colui che come capo di una comunità dovrebbe dare esempio di civile ed educato linguaggio sia scritto che parlato. Tra l’altro continuano a tossire sulle mani nelle sue dirette. Non è bastato il “teatrino” con la tammurriata organizzata (con tanto di pubblico e stampa a seguito), adesso, ciliegina sulla torta anche il giro in auto con bandiere. Evento annunciato con il messaggio: “Io passerò verso le ore 18, facendo un giro per la città. Sulla macchina metterò la bandiera italiana e quella del Benevento per farmi riconoscere” (ed infatti, così facendo, si è fatto riconoscere eccome). E’ mancato solo che aggiungesse: “Mi raccomando, quando passo salutatemi ed applauditemi in una standing ovation (rigorosamente su finestre, terrazzi e balconi). Mo’ basta inizia a stancare (il gioco è bello quando dura poco) la gente ha bisogno di rassicurazioni non di un continuo “terrorismo mediatico”. Ed intanto il coronavirus è entrato in città proprio dalla porta che avrebbe dovuto essere la più sicura e protetta: l’ospedale Rummo (San Pio) dove il risultato su un terzo dei tamponi effettuati, sono arrivati solo ieri. Forse di questo si sarebbe dovuto occupare e preoccupare principalmente, il sindaco, di pretendere celerità degli esami, proprio perché effettuati a personale medico e paramedico e non occuparsi delle pubbliche uscite giornaliere utili a quell’apparire che poco si addice in momenti simili. Ebbene, il virus che ci teneva sotto assedio, è riuscito a penetrare in città, non per colpa di chi corre, non per colpa di chi esce con il cane, non per colpa di chi cede alla voglia di libertà di un’ora d’aria, non per colpa di chi si è seduto sulle panchine, non per colpa di un cittadino incauto ma è penetrato attraverso le porte del principale nosocomio cittadino la cui massima autorità sanitaria locale è proprio il signor Mastella e lui che fa(?), nel suo video giornaliero, non ne parla, come se questo preoccupante evento non fosse accaduto o gli fosse del tutto sconosciuto, anzi cosa fa(?) annuncia a mezzo stampa, con l’innocenza di un bambino o con l’ignavia di un ragazzaccio, un suo giro in auto con tanto di bandiere di identificazione e voglio sperare che l’abbia fatto senza strombazzare a mo’ di vittoria, proprio quando la città, colpita a tradimento, rischia di perdere una seria e pericolosa partita.