Monsignior Accrocca torna a parlare ai fedeli. Lo fa all’indomani dell’inasprimento delle misure interdittive emanate dal Governo in conseguenza dell’intensificarsi della portata virulenta del covid 19 e confermando l’allineamento della condotta della Chiesa alle norme emanate dall’autorità civile. Una scelta conforme alle disposizioni della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, che però non ha trovato concorde l’intera gerarchia ecclesiastica locale. 
Il riferimento va al parroco di San Gennaro, monsignor Mainolfi, che dinanzi alla scelta tra principi divino-positivi e dettami “umani” non ha esitato a prendere posizione. Che tradotto in soldoni significa che la sua parrocchia non chiuderà i battenti. Accrocca non ha inteso scendere sul terreno della contrapposizione pubblica, almeno non ancora, e non sappiamo quali siano state le ripercussioni della fronda interna di Don Mainolfi. Dalle mura diocesane non trapela nulla, come è nella migliore tradizione, e allora il Presule utilizza un tono “canonico” col quale si rivolge alla comunità dei fedeli. Da storico, Sua Eccellenza Accrocca richiama l’epopea vissuta dagli ebrei nella deportazione in Babilonia. “Anch’essi si trovarono privi del tempio, non potendo offrire i loro sacrifici. Restava, allora, la Scrittura e si sviluppò allora l’istituzione della sinagoga, dove il popolo, nell’ascolto della Parola di Dio, traeva il nutrimento di vita. È quanto siamo chiamati a fare anche noi in questo tempo. Per Accrocca non va dimenticata la festa, “per non cedere allo scoraggiamento e perché non tutti i giorni sono uguali”. L’Arcivescovo invita i sacerdoti a suonare simultaneamente le campane, ogni domenica e nelle solennità di San Giuseppe e dell’Annunciazione del Signore alle ore 10, per un tempo di cinque minuti. Don Pasquale non troverà nulla da eccepire
