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Benevento| Covid-19, nella Chiesa si apre la questione di coscienza

Benevento| Covid-19, nella Chiesa si apre la questione di coscienza

9 Marzo 2020 | by Enzo Colarusso
Benevento| Covid-19, nella Chiesa si apre la questione di coscienza
Attualità
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Il clima di profonda confusione che contraddistingue questo periodo del corona virus non risparmia nemmeno la Chiesa. La CEI, la conferenza episcpale italiana, ha disposto la sospensione di ogni tipo di celebrazione, anche esequiale, “almeno” fino al 3 aprile prossimo. La decisione presa risulta essere stata assunta in conformità al decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4 marzo scorso e dispone, così come viene diramato dall’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI, che «siano sospese le celebrazioni liturgiche comunitarie, eucaristie feriali e festive, matrimoni e pure le esequie.

A Benevento, la Diocesi ha fatto proprie le disposizioni della Cei. In un documento Monsignor Accrocca chiama al senso di responsabilità. ” Non possiamo commettere imprudenze, è doveroso adeguarsi alle norme emanate dalla pubblica autorità quand’anche faticassimo nel comprenderle” dice l’Arcivescovo. La Curia dispone la sospensione a livello preventivo, fino a venerdì 3 aprile, sull’intero territorio nazionale delle “cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri,  i matrimoni, i Battesimi e le Cresime in forma pubblica, consentendone, in via del tutto eccezionale, la celebrazione in forma strettamente privata e senza Messa.E qui si apre un discorso che ha a che fare con l’etica di ogni sacerdote. Rispondere al diritto divino-positivo o a quello umano? E’ un quesito atavico che investe la coscienza di ogni prelato.

Esimersi dal somministrare gli uffici liturgici, oppure proseguire ad officiare pur in presenza di condizioni di oggettiva pericolosità? Don Pasquale Mainolfi, parroco di San Gennaro, è uno di quelli che di interrompere il suo magistero non ne vuole sentir parlare. Lo abbiamo avvicinato e lui non si è sottratto alle risposte, pur rifiutando l’intervista canonica. “Non posso evitare di officiare perchè è mio dovere fornire l’assistenza religiosa. Nessuno mi impedirà di dire messa come, ovviamente, nessuno è obbligato a venire a messa, ma la mia parrocchia resterà aperta”. In questo non contravverrà alle disposizioni curiali che non prevedono chiusura di templi di culto ma solo l’interruzione delle messe. “Tra la legge divino-positiva e quella umana, prosegue il partroco di San Gennaro, io scelgo la legge di Dio”. Parole assai risolute e che trovano opportuno riverbero nella pratica. Stamattina, Don Pasquale, ha celebrato due funerali, a distanza di un paio d’ore l’uno dall’altro. Ma non tutti i parroci terranno la sua condotta. Molti si atterranno alle direttive che chiameremmo “laiche”, in sisntonia cioè con le disposizioni del Governo. Non Don Pasquale, che cita Manzoni e la peste dei Promessi Sposi e difende il sacro diritto alla somministrazione dei sacramenti, virus o non virus, senza soluzione di continuità.

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