Nel calderone della crisi politica che investe Palazzo Mosti un posto di rilievo lo occupa, eccome, la quaestio moralis della paventata vicinanza tra ceto politico ed ambienti malavitosi collettori di voti. Una pratica, quella del “do ut des” tra ambienti che dovrebbero stare a distanze siderali che trova, purtroppo, cittadinanza anche nell’oasi di pace che non è Benevento. Lo stesso sindaco Mastella lo ha ricordato più di una volta, ha stigmatizzato la commistione proprio di recente con un post su fb addirittura sin dalla campagna elettorale del 2016 e lo ha ribadito nella ormai famoso articolo di Caporale sul Fatto Quotidiano. Una contingenza che viene acerbamente sottolineata dal Procuratore Policastro, critico sul fatto che in città, tra la classe dirigente, non vi sia reazione di fronte a condotte gravi. Lo ha colpito il silenzio e la mancanza di una presa di posizione netta da parte di esponenti istituzionali a proposito delle inchieste della DDA, lo ha deluso la mancata apertura di un dibattito pubblico che affrontasse la questione. Policastro non è nuovo a giudizi del genere. Già a proposito della lentezza con la quale le istituzioni cittadine si pongono nei confronti del recupero dei beni confiscati alla camorra ebbe parole esplicite, poco riducibili ad interpretazioni.
La marcia al Rione Libertà è stata una ulteriore dimostrazione della lontananza tra Palazzo e Città, un disinteresse che Policastro ha individuato come preoccupante e di assuefazione allo status quo che anche da noi sembra ben radicato.