Di Enzo Colarusso – La visita del ministro Bellanova a Benevento merita qualche rigo di approfondimento. Sono due, a nostro giudizio, i punti da affrontare. Premesso che queste visite ministeriali soddisfano solo l’orgoglio di coloro che le organizzano, spesso male, esse rappresentano una passerella stucchevole perché non servono a risolvere i problemi che restano tutti sul tappeto. Diverso è il discorso quando si tratti di un’emergenza e allora in quel caso la cosa assume tutta un’altra versione. Nella maggior parte dei casi risultano inutili, piuttosto che invasive, perché bloccano una intera città, invasa da auto blu e forze dell’ordine che vivono in uno stato di allerta continua ed hanno ragione. Visto però che la cosa s’ha da fare che almeno la si organizzi al meglio. Non appare cosa complicata, per esempio, che si disponga una sala per la stampa e per le domande che si vorranno porre all’illustre ospite ed evitare così l’assalto ai forni di manzoniana memoria. Non è accettabile che i più intraprendenti e nerboruti prevalgono su quelli che madrenatura ha fatto meno aitanti ma che hanno qualcosa di intelligente da chiedere rispetto ai primi, tra cui ci sono mestieranti capaci di riesumarsi solo in particolari e sporadiche circostanze. Sia chiaro: la ressa non spaventa nessuno ma neppure è accettabile ingaggiare lotte corpo a corpo per portare in redazione un servizio che abbia senso compiuto. L’altro punto è quello di chi ci mette i danè. Saremmo anche datati ma un tempo nessuna banca sponsorizzava l’arrivo di un ministro e ne faceva un evento quasi privato. Oggi accade. Accade che nel circo Barnum della mediaticità, non le istituzioni, la politica, che a Sant’Agostino ha fatto la parte del convitato tra tanti, e nemmeno l’Università, che era padrona di casa, hanno recitato un ruolo da protagonista. C’era l’istituto di credito e Confindustria, che ormai da tempo procede a braccetto con le banche per quasi tutte le sue pur pregevoli e meritorie iniziative. Unico fattore positivo è che si tratta di una banca meridionale, salentina in modo particolare, cui si augura lunga vita e affari tanti. Ma qui c’è di mezzo un ministro e non un programma offerto da e i ministri, un tempo, andavano in Prefettura dove li attendeva un Prefetto e li dialogavano col territorio e pure con la stampa. Ora vanno ospiti nelle tenute vitivinicole, vedi Di Maio, o nelle industrie pastarie, vedi Gentiloni, addirittura da Premier, qualche anno fa. O tempora, o mores, direbbe Cicerone nelle Catilinarie o contro Verre, fate vobis, resta il fatto che oggi è business anche questo. Ci sarebbe da interrogarsi sulla prossima visita di Mattarella ma peccheremmo di “ubris” e allora è bene rientrare nei ranghi.