Memoria come conservazione della tragedia umana che investì il mondo a metà del Novecento. La Shoah, la distruzione, l’annientamento così come recita l’alfabeto ebraico, antico e moderno, vergogna dell’umanità ma anche ammonimento affinchè lo sterminio sistematico dell’uomo non abbia a ripetersi anche se prodromi di disumanità e barbarie non mancano. Antisemitismo e intolleranza sono rigurgiti di una modernità che non sembra avere tratto insegnamento dal passato e sembra pronta a riproporre lo stesso orrore con metodi e tecniche ancor più incisive. A tutto questo va opposto il racconto di ciò che è accaduto prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, la conoscenza dei fatti, la confutazione del negazionismo, il rifiuto della sottocultura dell’odio.
A questo è collegata la presenza a Benevento del Professor Sarfatti, il maggiore studioso della persecuzione antiebraica e della storia degli ebrei in Italia nel XX secolo e docente nelle maggiori università in Italia e all’estero. La Shoah in Italia, le leggi razziali del 1938, la responsabilità del Regime, della Monarchia sabauda ma anche di una società civile del tutto passiva e che nulla oppose all’abominio di quelle iniziative che hanno reso il nostro Paese correo dei quella appocalisse
Antisemitismo e visione critica del sionismo. Sarfatti parte dal presupposto che l’analisi sia necessaria ma scevra da pregiudizio ideologico