Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una fedele in merito alla chiusura della chiesa del Seminario Arcivescovile di Benevento:
“Ieri, domenica 29 Dicembre qui a Benevento, nel silenzio della comunità cristiana di questa città, ha chiuso la chiesa di S. Andrea, che appartiene alla struttura del Seminario Arcivescovile , quest’ultimo chiuso già a settembre 2018 per mancanza di vocazioni.
Questa decisione definitiva, presa dopo un tentativo già fallito l’anno scorso, è nuovamente arrivata come un fulmine a ciel sereno, a fine Novembre, tramite un avviso informale di chiusura per imminenti lavori, durante l’unica messa prevista in questa Chiesa, da parte del sacerdote che da un anno la celebra. A distanza di un mese da quell’avviso, non corroborato da nessun avviso ufficiale, purtroppo sembra sempre più realistica, invece, che la conclusione di questi eventuali lavori non prevederà anche la riapertura della Chiesa, nonostante il sacerdote per la celebrazione ci sia, nonostante la comunità di fedeli ci sarebbe ora e in futuro.
Questa nuova presa di posizione di chi decide in questa diocesi, ha causato nuovamente estrema tristezza e quasi rassegnazione nei tanti che frequentano da decenni la chiesa e che nuovamente non si sono visti riconosciuti come una comunità di fedeli che forse avrebbero meritato, almeno questa volta, una comunicazione più formale e rispettosa e forse anche qualche spiegazione in più.
La Chiesa di S. Andrea, attigua alla costruzione dell’ex Seminario ( che voci non confermate, la danno già destinata a nuovo uso), in realtà in questo ultimo anno, dopo il primo tentativo di chiuderla, avrebbe potuta essere resa, con pochi interventi completamente indipendente dalla struttura originaria, gravata da costi di gestione molto alti, ormai vuota e quindi giustamente da dismettere.
Ma forse quello che è mancato è stata la reale volontà a tenere aperta la chiesa e ad assicurare un servizio spirituale ad un Viale principale della nostra città, residenziale , ma che da domenica è divenuto sguarnito della sua unica Chiesa e della sua unica messa.
La chiesa, insieme a tutta la struttura per i futuri sacerdoti, fu inaugurata da un Santo, San Giovanni Paolo II e da più di trent’anni non è stata solo la “cappella” del Seminario, per seminaristi o per i fedeli che risiedono sul viale degli Atlantici, ma è divenuta subito il luogo scelto da una folta comunità di fedeli che si è unita e negli anni ha condiviso gioie, dolori, nascite, ordinazioni, cambiamenti.
L’assemblea del Seminario che ogni domenica si riunisce per quell’unica messa delle 11.30, non è una comunità che non partecipa alla vita della diocesi o delle proprie parrocchie di appartenenza, ma è un insieme di persone che per necessità, per servizio, per affetto e per supporto anche, ha amato sentirsi accanto ad una istituzione che dava la speranza di una Chiesa in divenire, perché legata alla formazione dei futuri sacerdoti.
Una Chiesa che si è sempre arricchita del servizio di sacerdoti illuminati, teologicamente e umanamente colti, come Don Leonardo che, generosamente e ammirabilmente, ha messo la sua immensa cultura e profonda sensibilità a disposizione di questa comunità nell’ultimo anno “guadagnato” dopo il primo tentativo di chiusura.
Vedere la chiusura della chiesa del Seminario come la chiusura di una semplice “appendice” di una struttura che costa troppo, è fare un torto a tutta la sua assemblea, a tutta la sua comunità che la domenica raggiunge anche le circa 150 unità di fedeli e che a quanto pare è stata poco considerata.
Se chiudere una chiesa, se diminuire l’offerta di messe sul territorio, per un cristiano dovrebbe essere una sconfitta e un impoverimento valoriale e spirituale, da partecipante a questa comunità, la chiusura della chiesa del Seminario la domenica, fatta poi in questo modo e senza appello, senza nessun atto ufficiale o formale effettivo, rattrista, perché dà l’impressione che non sia stata presa in considerazione la sua identità e la sua specificità.E’ vero, non sono le quattro mura che fanno Chiesa e per questo nei loro cuori i fedeli della chiesa del Seminario sanno che la loro assemblea di fatto non sarà mai sciolta e dispersa, ma dopo trent’anni questa comunità, forse avrebbe meritato maggiore rispetto e attenzione nel poter permettere anche in futuro la celebrazione della messa al Seminario nell’unica sua ora di funzionamento settimanale.
Avremmo sperato che il nostro Pastore sulla scia del Buon Pastore non dimenticasse, almeno nella forma e rispetto, nessuna delle sue pecorelle, tenendo in considerazione il loro legame e la loro partecipazione alla vita cristiana in quella Chiesa.
E se la consolazione del Giusto nelle tribolazioni deve essere l’attesa senza disperare, la comunità del Seminario seppur triste, attende e spera in tempi migliori per la Chiesa Beneventana che vedano la promozione e la fioritura e non la chiusura di luoghi di preghiera e assemblea per tutti i suoi fedeli praticanti, che in questa città dalle molte Chiese, fortunatamente sono ancora tanti.”