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Benevento| Camera Penale in visita al Carcere di Capodimonte: diverse le carenze riscontrate

Benevento| Camera Penale in visita al Carcere di Capodimonte: diverse le carenze riscontrate

27 Agosto 2019 | by Anna Liguori
Benevento| Camera Penale in visita al Carcere di Capodimonte: diverse le carenze riscontrate
Attualità
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Aderendo all’iniziativa “Ferragosto in Carcere”, promossa dal Partito Radicale e da Radio Radicale, e sostenuta dall’Unione delle Camere Penali Italiane, la Camera Penale di Benevento, con una propria delegazione composta dal Presidente, Avv. Domenico Russo, dal Vicepresidente, Avv. Ettore Marcarelli, dal Segretario, Avv. Vincenzo Gallo, e dai componenti di Giunta, Avv.ti Natascia Pastore e Nico Salomone, delegato per l’Osservatorio Carcere, ha visitato, nella giornata di domenica 18 agosto 2019, la struttura della Casa Circondariale “Capodimonte” di Benevento.

La visita ha avuto una durata di circa 3 ore e 30 minuti, di cui un’ora caratterizzata da un preliminare, approfondito colloquio con il Direttore dell’Istituto, Dott. Gianfranco Marcello. Grazie alla disponibilità e all’ausilio dello stesso e con il fondamentale supporto degli agenti della Polizia Penitenziaria, si è fatto accesso ai padiglioni dei reparti femminile e maschile (detenuti comuni e alta sicurezza), oltre che alle aree dedicate alle attività lavorative e trattamentali.

Nell’Istituto, come risulta dai dati prontamente messi a disposizione dalla Direzione, sono attualmente presenti 421 detenuti (di cui 347 uomini e 74 donne – 62 stranieri complessivamente), a fronte di una capienza regolamentare di 261 persone, benché la capienza effettiva dello stesso risulti attualmente aumentata a circa 450 persone.

I detenuti comuni sono 210 e i detenuti in alta sicurezza sono 211 (nessuno in regime di 41 bis): 267 in espiazione pena definitiva, 132 in attesa di giudizio (di cui 93 imputati, 39 appellanti e 20 ricorrenti). Sono complessivamente 90 i detenuti lavoranti dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria (di cui 66 uomini e 24 donne), uno il detenuto (donna) lavorante per conto di imprese e cooperative. Va aggiunto che sono 11 (di cui 7 a titolo volontario) in totale (tra semiliberi e art. 21 O.P.) i detenuti che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni (Questura, Comune di Benevento e Caritas).

L’Istituto attualmente dispone di un unico vicedirettore (invece dei tre regolarmente in servizio in passato) e ciò limita fortemente, come può facilmente dedursi, la possibilità da parte del Direttore di incontrare i detenuti, con la dovuta costanza, per colloqui e udienze.

Il personale amministrativo, pur rientrando nei limiti formali di pianta organica, è concretamente insufficiente per una piena attuazione della cd. “sorveglianza dinamica”, come prevista dalla normativa vigente. Il dato di concreta insufficienza riguarda in particolare gli operatori dediti alle attività trattamentali (psicologi ed educatori).

Gli educatori – oggi, più precisamente, qualificati come ‘funzionari giuridico-pedagogici’ – effettivamente in servizio sono 6, come da pianta organica, e sono alle dipendenze dirette dell’Amministrazione penitenziaria.

Gli psicologici in servizio in Istituto sono due, di cui uno “interno”, alle dipendenze dell’Amministrazione (per un servizio di 44 ore mensili), l’altro “esterno”, alle dipendenze dell’ASL.

Il numero degli agenti di Polizia Penitenziaria risponde ai criteri di organico (244 in pianta organica, 232 assegnati, 258 effettivamente in servizio), ma non consente la presenza concretamente necessaria in ciascuna sezione di almeno 3-4 agenti (tanto in conseguenza dei recenti “tagli”).

La Casa Circondariale conta di una sala teatro, di un campo sportivo e di n. 8 stanze palestra, che, però, nella realtà sono piccole e contengono pochi e vecchi attrezzi in disuso. Per le attività teatrali, come sottolineato dal medesimo Direttore, si auspica una collaborazione con le associazioni di volontariato locali. È altresì presente una serra agricola ed un’area verde all’aperto, che la Direzione intende recuperare. Adeguati in termini di spazio e sufficientemente attrezzati appaiono gli ambienti cucina, tanto nel reparto maschile, quanto in quello femminile.

La struttura ha al suo interno un presidio medico per l’assistenza sanitaria (24 ore su 24) ed un servizio SERT funzionante e sufficientemente organizzato. È presente, inoltre, un reparto che ospita soggetti gravati da patologie psichiatriche per una capienza allo stato di 5 persone, cui è assegnato personale infermieristico alle dipendenze dell’ASL costantemente presente in Istituto. Lunghe, ad oggi, restano ancora le attese per lo svolgimento di visite mediche specialistiche ed esami diagnostici presso l’Azienda Ospedaliera “San Pio” di Benevento.

L’Istituto è dotato di una sartoria, ben funzionante, cui attualmente risultano assegnate, quali lavoratrici, alcune detenute; la sartoria produce uniformi per uso interno e si occupa altresì della loro riparazione; restano, invece, allo stato inutilizzati i locali poco prima adibiti a copisteria digitale (per la riproduzione in forma digitale di manoscritti musicali) e a laboratorio orafo. Anche questo in conseguenza della riduzione dei fondi disponibili.

Oggetto di recente intervento manutentivo è l’area riservata ai colloqui con i difensori, agli interrogatori e alle udienze con i magistrati e al SERT.

L’Istituto garantisce i corsi di studio della scuola obbligatoria statale, avendo al suo interno una Scuola Alberghiera (reparto alta sicurezza), e organizza corsi di taglio e cucito.

Con l’ausilio di educatori e psicologi, il carcere di Benevento, in collaborazione con associazioni di volontariato e cooperative sociali, organizza e promuove attività volte alla tutela dei rapporti con la famiglia e di sostegno alla genitorialità, pur mancando specifici percorsi psicologici individuali in tal senso.

Si rileva, tuttavia, come non risulti la costante organizzazione di ‘corsi di formazione professionale’ che possano concretamente – e nell’ottica della primaria funzione rieducativa della pena – consentire il graduale reinserimento lavorativo dei detenuti e, così, la loro effettiva reintegrazione sociale.

Da realizzare ancora un necessario presidio dell’Ufficio Anagrafe per risolvere il problema dei detenuti privi di documento di riconoscimento o che lo hanno smarrito.Nonostante l’impegno della Direzione, come, ad esempio, per il recupero di aree non utilizzate da destinare ad attività trattamentali, quali la palestra, il giardinaggio e l’orticoltura, e quello volto a sollecitare l’implementazione dei corsi di formazione lavorativa, la situazione dell’Istituto presenta ancora diverse criticità.

Per ciò che concerne l’aspetto strettamente legato alla “detenzione”, le celle, tanto nel reparto femminile, quanto in quello maschile, sono predisposte per ospitare due o quattro persone. All’ispezione visiva non sono emerse gravi situazioni di sovraffollamento della singola cella, anche se alcune di queste, tenuto conto degli arredi presenti al loro interno, sono prossime al limite del rispetto del parametro giurisprudenziale (per quanto esso sia ancora non uniformemente definito) dei 3 mq di spazio vitale per ciascuna persona ivi ospitata.

Le celle non presentano segni evidenti di muffa ed umidità, se non in qualche caso e in modo non eccessivamente allarmante. L’acqua calda a disposizione dei detenuti è contingentata giornalmente, più o meno per tre volte al giorno, con qualche connessa lamentela, essendo la stessa utilizzata sia per l’igiene personale che per il lavaggio degli indumenti. Le zone doccia si presentano in condizioni igienico-sanitarie mediamente accettabili e dignitose.

Resta inalterato, ad oggi, l’utilizzo (criticabile e sconsigliabile, visto che concerne spesso soggetti al primo ingresso e incensurati) delle celle dell’area isolamento per l’accoglienza dei “nuovi giunti”, tanto nel reparto femminile, che in quello maschile. Sul punto va detto che la Direzione ha tuttavia disposto che tali celle siano costantemente tenute sotto osservazione e che la permanenza nelle stesse, in attesa del trasferimento ai reparti, non si protragga oltre qualche giorno e che il singolo detenuto non resti mai da solo.

La Casa Circondariale di Benevento certamente non versa nelle condizioni drammatiche che contraddistinguono altri istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale. La Direzione, il personale amministrativo e la polizia penitenziaria in servizio svolgono il loro lavoro con dedizione e competenza. Tuttavia, tale impegno non può nascondere le carenze, pur presenti ed innanzi evidenziate, su cui è necessario intervenire. Con maggiore impegno da parte di tutti i soggetti preposti, si potrebbero ottenere, in tempi congrui, buoni risultati.

Va rimarcato, in ogni caso, come il sistema dell’esecuzione penale, così come attualmente strutturato, resti fallace e vada profondamente riformato. La finalità rieducativa della pena è sostanzialmente ancora un “auspicio costituzionale” e sussiste, per questo, la necessità cogente di destinare maggiori risorse al sistema e puntare utilmente sulle misure alternative alla detenzione.

Lungo questa traccia, la Camera Penale di Benevento intende perseverare nel suo impegno volto a collaborare al miglioramento delle condizioni della detenzione inframuraria e dell’esecuzione più in generale, riservandosi ogni azione utile in tal senso, allo scopo di rendere l’espiazione della pena maggiormente rispettosa della dignità umana e degli irrinunciabili principi dettati dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali.

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