Da impianto nocivo per la produzione del pregiato Greco di Tufo docg a supporto per le attività agricole sia per la fornitura di compost biologico, sia per il ritiro delle potature che altrimenti verrebbero bruciate in campagna. La commissione regionale che sta esaminando la pratica per la realizzazione del biodigestore di Chianche non solo torna sui suoi passi ma spiana la strada all’insediamento della struttura per il trattamento della frazione umida e organica. L’organismo, infatti, ha stabilito che essendo un processo di trasformazione anaerobico con successiva produzione di compostaggio aerobico, l’impianto non deve essere sottoposto alla Valutazione di impatto ambientale. Una decisione che ribalta completamente lo stato dell’arte fermo ad una sostanziale bocciatura del biodigestore. A far cambiare idea alla commissione, oltre alla mancanza di alternative, sono state le osservazioni presentate dal sindaco Carlo Grillo, primo fautore del progetto, che ha argomentato come l’impianto possa diventare addirittura protagonista di processi virtuosi attivabili a beneficio delle attività agricole. Oltre a dimostrarne la sostenibilità ambientale.
Dal 2021, poi, secondo le direttive europee i docg, per rientrare nelle produzioni biologiche certificate, dovranno disporre di un compost di qualità a servizio delle colture e se questo mancasse sul territorio dovrebbe essere acquistato da un impianto analogo ma solo più distante. Con l’aggravio dei costi per il trasporto.
Sullo stesso decreto pubblicato sul Burc dall’unità operativa tecnico-amministrativa e di valutazione ambientale, infine, ci sono anche le considerazioni positive rispetto ad un non significativo impatto previsto nell’aumento dei flussi veicolari e il rispetto delle distanze con il fiume Sabato.
Insomma, per i comitati e il resto dei sindaci dell’areale vitivinicolo quella che sembrava una battagli ormai vinta è, a sorpresa, quasi del detto persa.