Sgombriamo il campo dai soliti disfattismi: gli intellettuali dei suoi stivali no pasaran. Parola di Clemente Mastella che scava un solco, se possibile, ancora più profondo tra l’intellighenzia cittadina, o ciò che ne rimane, che lo detesta e la sua idea di divertissement tutta impostata sulla popolarità dell’evento Città Spettacolo. Così è se vi pare, citando Pirandello, ogni anno la creatura di Gregoretti si discosta dall’idea primigenia del maestro testè deceduto; la proposta pioneristica che fu quella dei primordi e duellò a distanza con i Due Mondi di Spoleto non esiste più e chi ne invoca il ritorno dovrà attendere l’uscita di scena di Mastella e sperare che chi verrà dopo abbia un’idea altra di cultura popolare.
Per ora i cittadini dovranno sorbisrsi, si fa per dire, Pio e Amedeo, Cugini di Campagna, Siani e altre vedettes di richiamo per palati non proprio da gourmet e tuttavia capaci di richiamare la gente, dando agio anche ai meno attrezzati di godere della loro verve. Gli intellettualoidi si becchino le letture leopardiane di Lavia, Moni Ovadia e il teatro di Viviani di Nello Mascia e pure il premio Gregoretti e riflettano sulle occasioni mancate dell’edizione prettamente tetrale dove, a detta dei fautori di Città Spettacolo, gli stessi denigratori non erano presenti.
Insomma, 150 mila euro per il senso dell’essenza, lo slogan del quarantesinmo di Città Spettacolo. Tutto il resto è noia