«La politica sta facendo davvero poco: senza riflettere sul fatto che il regionalismo differenziato non potrà che generare ulteriori fratture tra Nord e Sud del Paese. E questa volta potrebbero essere davvero insanabili in quanto coinvolgerebbero non solo le regioni, ma anche, all’interno delle stesse, le aree interne montuose e quelle metropolitane e costiere. O si inverte la rotta o sarà mobilitazione».
L’allarme è del segretario generale della Cgil irpina, Franco Fiordellisi, che già l’11 aprile scorso aveva espresso la posizione del sindacato durante l’incontro, «Autonomia differenziata o secessione», promosso dalla Camera del lavoro di Avellino nella sala Blu del Carcere borbonico per poi ribadirla con partecipazione alla manifestazione nazionale del 22 giugno a Reggio Calabria. «C’è bisogno di un confronto unitario e critico con il governatore della Campania», dice oggi Fiordellisi in riferimento alla proposta di autonomia su 13 materie avanzata al governo dal presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca. «Dall’ambiente all’istruzione tecnica e professionale, dall’agricoltura ai beni culturali fino alla tutela della salute, quella che immagina De Luca è una prospettiva preoccupante alla quale ci opporremo con forza. Il sospetto è che De Luca, considerati i rapporti con i suoi omologhi di Veneto, Lombardia ed Emilia, voglia fare da sponda per altri interessi».
«Innanzitutto – prosegue il segretario – bisogna individuare e assicurare i Livelli essenziali di prestazione (Lep) previsti dal nostro ordinamento e connessi alla salute, all’istruzione, alla formazione, all’assistenza sociale, ai servizi essenziali in genere. Soltanto poi si possono avviare azioni di coesione e potenziamento senza per forza scendere al compromesso del regionalismo e del federalismo fiscale». Insomma, c’è bisogno di una piccola rivoluzione. «E per farla bisognerebbe trovare il modo per trattenere i troppi giovani che scappano e portano il loro talento altrove perché l’autonomia differenziata rischia di rimanere una chimera per la nostra regione».
Infatti, «a fronte di una distrazione della politica ai vari livelli, come sindacato ci siamo mossi da tempo con proposte e iniziative sul tema. In una fase storica come questa che stiamo attraversando non si trova niente di meglio che far saltare l’unità del Paese ragionando su singole autonomie o, come fa la Lega, di 21 neo nazioni con un centralismo regionale. La nostra non è una posizione ideologica, ma sull’autonomia poniamo paletti precisi: il primo, è che occorre una legge quadro sui Lep. Una discussione pubblica e in Parlamento sul tema e sui fabbisogni universali si devono avere dati chiari e univoci, allora si che si può ragionare da subito al netto delle elezioni europee che a qualcuno hanno dato alla testa.».
Poi ancora rivolto al governatore: «La regione Campania si è lanciata su questo tema sperando di inserirsi a tempo oramai scaduto, ponendo al centro istruzione e formazione sperando che il governo la coinvolga. Anziché coltivare queste ambizioni la Campania dovrebbe avviare una vera discussione sulle politiche industriali ed economiche a garanzia dell’universalità dei cittadini: da anni aspettiamo le rimesse pari alla popolazione residente (34, 5 %), ma ci arriva neanche il 27 %. De Luca combatta per questo».
E, infine, guardano al quadro nazionale: «Con il caldo torrido e la perenne sbornia contro esseri umani in fuga da situazioni drammatiche, si stanno discutendo in Parlamento leggi fondamentali per la democrazia italiana e per la tenuta dello Stato». Il riferimento è alla cosiddetta riduzione costi parlamentari «che punta solo a ridurre i parlamentari ampliando il territorio di riferimento elettorale e l’autonomia differenziata». Due azioni, le definisce Fiordellisi, «che andrebbero discusse nelle piazze e nel parlamento in costante diretta per informare i cittadini, ma così non è. Ed è un vero problema».