Il Sannio è un territorio da sempre votato al consumo della carne di cinghiale,lo testimoniano anche i reperti storici a cominciare dal vero simbolo della città di Benevento,appunto il cinghiale.Ma storia e cultura a parte,il fenomeno dei cinghiali sul territorio sannita e non solo,sta diventando un problema in fatto di sovrapopolazione della specie,che non si limita a vivere nei boschi, ma sconfina fino a giungere nelle zone abitate in cerca di cibo.Sulla gestione dei numeri degli esemplari sono diverse le misure messe in campo,dall’addestramento dei cacciatori,che hanno dovuto seguire un corso di formazione specifico anche per il trattamento delle carni. Ma mentre si cerca di arginare il problema del sovraffollamento dei cinghiali nei boschi, è necessario anche pensare ai rischi in cucina. Consumare carne di cinghiale è possibile e per chi ama la selvaggina risulta anche una prelibatezza, ma bisogna fare attenzione.”Intanto bisogna sempre assicurarsi che l’animale cacciato sia stato analizzato per escludere una contaminazione da Trichinella,un parassita che una volta finito nell’organismo umano si localizza inizialmente nell’intestino,per poi dare vita ad una generazione di larve che migrano nei muscoli dove poi si incistano”,spiega la Dottoressa Danila Carlucci, Dir.Responsabile del Dipartimento Servizio Veterinario:Igiene degli alimenti di origine animale,della Asl di Benevento. La Dottoressa spiega anche i sintomi del contagio (che avviene consumando carne poco cotta derivante da animali infetti).Nell’uomo la sintomatologia è caratterizzata da diarrea,febbre,dolori muscolari, sudorazione,edemi delle palpebre,febbre. Per evitare il contagio è sufficiente cuocere bene la carne e comunque richiedere il certificato di provenienza del prodotto. E’ quindi raccomandabile non consumare carne di dubbia provenienza”.