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Benevento| Gli studenti del “Galilei Vetrone” incontrano i migranti. Due ragazi del Gambia: “Siamo cittadini del mondo”

Benevento| Gli studenti del “Galilei Vetrone” incontrano i migranti. Due ragazi del Gambia: “Siamo cittadini del mondo”

3 Maggio 2019 | by Alberto Tranfa
Benevento| Gli studenti del “Galilei Vetrone” incontrano i migranti. Due ragazi del Gambia: “Siamo cittadini del mondo”
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Provengono entrambi dal Gambia. Si sono incontrati per la prima volta a Benevento, nell’Aula Magna dell’Istituto “Galilei Vetrone” di Piazza Risorgimento, grazie al progetto “Terra sognata”, promosso dalla scuola superiore. Si tratta di Jallow Abdurahman e Ismaila Bayo, due ragazzi gambiani, approdati in Italia, passando per la Libia, per le prigioni e per i barconi. Il primo si trova nel Centro di Accoglienza di San Martino Sannita ed il secondo vive a Pietrelcina presso lo Sprar locale.

Hanno raccontato la loro storia ed i loro avventurosi viaggi agli alunni di quattro classi del geometra, che hanno fatto domande, letto poesie, ascoltato canzoni e visto filmati per comprendere meglio e da vicino il complesso fenomeno dell’immigrazione. Un incontro partecipato ed emozionante sui problemi dell’Africa, sul ruolo dell’Europa, sulle difficoltà dell’integrazione, sulla distribuzione delle ricchezze, sugli atteggiamenti razzistici che a volte affiorano nella società italiana e nel mondo del calcio.

Jallow, 20 anni,  proviene da Serekunda, 335 mila abitanti, la più grande città del Gambia, che è il più piccolo paese africano, mentre Ismaila,22 anni, è nato a Brufut, poco più di 34 mila abitanti, situato sulla costa che affaccia sull’Oceano Atlantico. Il Gambia ha circa due milioni di abitanti, è una striscia di terra tra il Senegal e la Guinea Bissau ed ha per capitale Banjul. Fino ad alcuni anni fa c’era la dittatura. Un paese  povero e senza grandi risorse. I gambiani figurano al primo posto tra i richiedenti asilo in Italia, ma raramente hanno ricevuto lo status di rifugiato trattandosi in maggior parte di migranti economici.

“Il mio sogno è quello di fare il calciatore -afferma Jallow- ora gioco da difensore nel Real San Nicola e studio italiano. Quando sono partito, mia madre ha cercato di dissuadermi, perché il viaggio era pericoloso. Ho pagato 600 euro. Sono stato tre mesi in prigione in Libia. Un giorno al mercato mi hanno derubato e mi hanno sparato ferendomi al fianco. Una persona buona mi aiutò. Sono fuggito ed ho viaggiato su un barcone per sei ore. Se tornassi indietro non rifarei più questa terribile esperienza”.

L’incontro, coordinato dai docenti Antonio Esposito, Mauro Pulzella, Sabrina Chiariotti e Nicola Melchionna, è cominciato col video della canzone di Ivano Fossati, “Mio fratello che guardi il mondo”. Gli studenti delle classi 2A,4A,4C e 5°,hanno interloquito con attenzione e curiosità, hanno letto le poesie di Nazim Hikmet, Gianni Rodari, del Mahatma Gandhi e di un migrante siriano anonimo. Poi è stato proiettato il filmato sulle “lettere dei napoletani ai migranti in difficoltà”, tratto da Fanpage.

Per Jallow , che parla in inglese, è stata molto utile la traduzione della professoressa Chiariotti, mentre Ismaila parla perfettamente in italiano, anche perché frequenta il corso serale Sirio del “Galilei Vetrone”, che offre la possibilità a tanti migranti di conseguire un diploma. Per il suo modo di vestire elegante e fantasioso i suoi compagni di scuola lo chiamano “o’ presidente”. Partì dal Gambia tre anni fa, quando c’era ancora la dittatura. A diciannove anni faceva già l’insegnante per i bambini.

“Sono venuto in Italia -racconta Ismaila- perché ero stanco degli scontri familiari per l’eredità. Anche io sono stato per due settimane in una prigione in Libia. A Pietrelcina la mia vita è cambiata in meglio. Io sono un artista. Creo con le mie mani collane, anelli, orecchini, zaini. Ho iniziato a 5 anni. Da poco abbiamo aperto una sartoria. Ho conseguito un attestato per la cucina presso l’azienda agrituristica “Fontana dei Fieri”. Voglio studiare, lavorare, prendere il diploma. Per il futuro potrei fare anche il cuoco”.

Gli alunni che hanno animato e vivacizzato il dibattito sono: Sergio Poccetti, Silvio Pio De Blasio, Laura Caporaso, Cosimo Beatrice, Pietro Corbo, Antonio Rinaldi, Sergio Panella, Marcello Pastore, Giovanni Ponte e Antonio Panarese, Nicola Zotti e Nicol Gugliotti. L’incontro si è concluso sulle note della canzone di Enzo Avitabile, “Tutte eguale song è criature”.Per lo Sprar di Pietrelcina era presente l’educatrice Angela Fariello e per il Corso Sirio, oltre a Melchionna, anche il docente Vincenzo Vitiello.

“Vorrei rimanere in Italia -ha ribadito Ismaila- anche se la situazione si è fatta più difficile. Per me L’Italia è la numero uno. Qui la gente mi vuole bene, anche se a volte si verifica qualche intolleranza. Ma io faccio finta di niente. Voglio coltivare il mio sogno. Chi è razzista è ignorante, nel senso che non conosce la tua cultura, non sa perché sei qui. Quando lo sa, cambiano le cose. Ma se tu non mi ascolti, io non ti ascolto, ci sarà sempre incomprensione. Siamo tutti cittadini del mondo e vogliamo vivere in pace”.

 

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