In merito allo sciopero della fame di quattro donne e un uomo del comitato civico “Curiamo la Vita”, incatenati davanti al presidio ospedaliero “Sant’Alfonso Maria dei Liguori” di Sant’Agata de’ Goti in seguito allo smantellamento del reparto di Ortopedia e alla conseguente disattivazione delle degenze, si registra l’intervento del vescovo della Diocesi mons. Domenico Battaglia, che in questi due giorni è stato accanto ai manifestanti, così come questa Chiesa diocesana, in generale, ha provato a prendersi cura del profondo senso di paura delle persone in questi mesi.
Il vescovo Battaglia sarà presente domani pomeriggio alla manifestazione “Rianimiamo il S.Alfonso”, organizzata dal Comitato Civico. Per stare in mezzo e vicino alle persone e per condividere il loro ennesimo grido di dolore e senso d’insicurezza e di paura che stanno vivendo a causa dello smantellamento di Ortopedia. “Ho potuto vedere – ha dichiarato don Mimmo – le lacrime di amarezza, scoraggiamento e disperazione di chi sta lottando perché sta vedendo scivolare dalle proprie mani il diritto alla salute. E il diritto alla salute non è una questione di un singolo colore politico, non è una questione di maggioranza o di minoranza, di chi governa o amministra e di chi sta all’opposizione. Il diritto alla salute è un diritto di tutti, non un tema da campagna elettorale. Il diritto alla salute non può e non deve essere asservito a nessuna logica. Il diritto alla salute deve sempre essere garantito ad ogni persona”.
Per questo don Mimmo parteciperà all’iniziativa di domani, nella speranza che saranno in tanti ad essere presenti, non per puntare il dito indicando responsabilità, ma per provare a lavorare insieme, a partire dal trovare insieme un’unità d’intenti, per cercare soluzioni concrete e reali che salvaguardino le nostre comunità. “Non è una lotta contro qualcuno – afferma Battaglia – ma una lotta per l’ospedale, perché è una lotta di tutti. Per questo occorre abbandonare le logiche di schieramento politico e personale, i processi sommari, le semplificazioni. Perché l’esistenza di questo ospedale non è per qualcuno, ma per tutti. C’è bisogno di un noi che restituisca speranza a tutti, quella speranza che ci fa rialzare. E la vita, anche nelle situazioni più difficili, è sempre speranza.
Nessuno guadagnerà un solo voto in più dividendosi per appartenenze di partito o di schieramento. Se non ci sarà più quest’ospedale perde la Politica e perdono tutti i cittadini, perderà questo ospedale che sarà solo “sprecato”, come una cattedrale nel deserto.