“Mettete da parte la tecnologia e guardatevi di più negli occhi”. Questo il messaggio che Maria Luisa Iavarone docente di pedagogia all’Università Parthenope, ha voluto lasciare ai giovani studenti durante l’incontro-dibattito sul tema del bullismo, e “Il caso Arturo” svoltosi nella sala del Demm a Benevento. Suo figlio Arturo è il diciassettenne che una settimana prima di Natale fu accoltellato in strada in via Foria a Napoli, a due passi da casa, senza motivo e con una ferocia da assassini, da un gruppetto di quattro ragazzini in cui forse il più grande era un suo coetaneo, mentre gli altri erano tutti più piccoli. Di quella piccola banda di teppisti per ora è stato arrestato un quindicenne, ma pare che in mezzo ci fosse addirittura un bambino di 12 anni. Arturo ora è stato dimesso dall’ospedale. Sul collo e sul torace ha ancora evidenti i segni di quella lama che lo ha trafitto. La mamma gli è stata accanto giorno e notte, ma già in quei momenti d’angoscia, quando la sopravvivenza del ragazzo non era affatto certa, aveva trovato il coraggio di denunciare il comportamento di chi evitava di collaborare con le indagini della polizia. Arturo “è l’emblema di una città ferita per malattie mai curate”, dice Maria Luisa che, dopo l’episodio ha voluto incontrare la madre del giovane che ha ferito il figlio e ad oggi parla di una mancata educazione tra i giovani, “tutto- -dice, deve partire dai genitori”.
Presente all’incontro anche Giovanni Conzo, Procuratore aggiunto del Tribunale di Benevento che ha parlato dell’importanza di debellare questo fenomeno.
