Palloncini bianchi e gialli legati ad un filo, svolazzanti. Li portano i ragazzi del liceo scientifico Mancini, i compagni di Matteo Reppucci, stroncato da un infarto a 19 anni nella notte tra domenica e lunedì. Gli studenti si sono riuniti in corteo con i loro professori. Sono davvero tanti. E a loro si aggiungono delegazioni di altri istituti superiori di Avellino. Ma ciò che più impressiona non è il loro numero ma la loro compostezza nel dolore. È un corteo silenzioso, infatti, quello che dalla storica sede del Mancini lentamente arriva a Piazza Libertà. Un silenzio assordante, quasi surreale invade corso Vittorio Emanuele e quasi lo avvolge. In prima fila i compagni di classe, di quella quinta H che ora avrà un banco vuoto. Quello di Matteo, un ragazzo che sapeva farsi voler bene, un ragazzo d’oro. I suoi amici hanno il volto rigato dalle lacrime, finalmente lasciano andare i palloncini e danno vita ad un applauso: due gesti liberatori prima che alcuni di loro leggano un pensiero e suonino una delle sue canzoni preferite. La professoressa di Italiano, Virginia Guerriero, lo ricorda così: “Era un ragazzo buono che si faceva volere bene, ci mancherà. Ci ha lasciato con una lezione importante: farci stare insieme per affrontare il dolore ed essere ancora una volta uniti. Un abbraccio alla famiglia e ai genitori, spero che riescano a superare la sua perdita nel suo ricordo”.