Pubblichiamo la nota esplicativa diffusa da Don Enrico Russo, l’ex parroco di Rione Valle ad Avellino coinvolto in una serie di accuse su presunti sms hot inviati ad uomini sposati del quartiere.
Nei giorni compresi tra il 27 e il 28 Agosto scorso ho letto e ascoltato, fatti e accuse mosse contro la mia persona che non hanno scosso la mia fede e l’amore dei miei fedeli ma che hanno certamente calpestato la dignità del mio ministero in quanto sacerdote della diocesi di Avellino. Mi sento dunque di fare alcune precisazioni che sono sicuro capirete hanno come sfondo una sola parola: perdono. Se infatti il perdono uno lo dovesse meritare si chiamerebbe giustizia. Poiché non è il bisogno di giustizia a spingermi a rompere il silenzio ma il bisogno di difendere la verità, condizione necessaria per avere accesso al perdono, sono sicuro che riporterete integralmente quanto da me scrittovi in questa lettera.
Avances sessuali a uomini sposati? Messaggi hard a ogni ora del giorno e della notte? Per questi fatti che sarebbero stati certificati e verificati in curia (e leggo anche da me non negati), sarei stato allontanato dal Vescovo e sospeso? In vendetta a questi fatti nel mese di Marzo inoltre avrei successivamente distribuito come “corvo solitario” decine e decine di migliaia di volantini in tutte le città e nei paesi della diocesi di Avellino? Questi sms sarebbero il frutto di problemi psicologici e sarei in quanto avrei una personalità con disturbi psichici poichè omosessuale e pervertito?
Potrei dire tutto falso come si è soliti fare in una classica lettera di smentita. Invece vorrei dirvi altro che in qualità di giornalisti seri potrete voi stessi verificare. Sono stato allontanato come comunicato dalla mia stessa diocesi in risposta a queste calunnie, nel solo mese di Maggio. Come avrei dunque agito per vendetta a una fantasiosa sospensione con allontanamento avvenuta nel mese di Marzo a causa di questi messaggi hard? Dove sono inoltre i testi di questi messaggi presunti hard o hot? Chi mi accusa? Chi ha informato la stampa del fatto che mi trovassi a Roma (tra l’altro vivo con dei padri gesuiti esemplari e non mi trovo certo in una clinica di cura)? I miei parrocchiani possono inoltre testimoniare che ero serenamente parroco nel mese di Marzo e lo sono stato fino a Maggio, mese del mio allontanamento. Vi dirò di più rinunciai proprio nel mese di Marzo a un importante incarico che il nostro Vescovo Arturo mi voleva affidare in diocesi. Altro che sospensione a divinis quindi e vendetta. Anche questo ovviamente è verificabile e poteva esserlo anche prima di infangare la mia e la nostra Chiesa di Avellino. Perdono dunque quel confratello prete che dinanzi alle telecamere e a un microfono, evidentemente deve essersi “confuso” nel rilasciare dichiarazioni improvvisate sul mio conto invocando la “pulizia” nella Chiesa che deve esser sì fatta ma avendo fiducia nella stessa Chiesa che è Madre e nella Magistratura, unitamente al lavoro di giornalisti seri come voi, evitando se possibile condanne in pubblica piazza senza né processo, né appello. Ne approfitto per ringraziare i miei fedeli di Valle, i molti preti della diocesi e gli amici, quelli veri che, in maniera silenziosa, mi sono stati accanto dimostrandomi che davvero il perdono se uno lo dovesse meritare si chiamerebbe giustizia. Il motivo del mio allontanamento infatti è causato dal fatto che come bollato “giustamente” dalla stampa mi sono preso con piena lucidità la responsabilità del volantinaggio avvenuto nel mese di Marzo sulle quali modalità e contenuti, ho promesso di non tornare più dopo aver chiesto pubblicamente scusa dinanzi al mio presbiterio, ed aver accettato in obbedienza al mio Vescovo un tempo di riflessione e di riposo sì fisico, psicologico e spirituale legato però a questi fatti e non ad altri. Merito di essere bollato dalla stampa per questo, non invece per inesistenti sms che sembrerebbero nascere più dal bisogno di delegittimare la mia credibilità unitamente a possibili contenuti cartacei che se legati a un prete possono destare domande che è meglio non porsi. La mia risposta è di nuovo in una sola parola: Perdono. Dono di Dio quest’ultimo che ho ricevuto dal mio presbiterio (che davvero è fatto da molti preti eroici) e infine dal mio Vescovo. Proprio per questo con una serenità di coscienza posso donarlo a chi ha voluto che anche i miei occhi vedessero le lacrime di una madre. La mia. Chiedo scusa ancora a voi miei familiari e amici più cari, che a causa mia avete dovuto subire ripercussioni varie figlie forse della sola debolezza di chi, dinanzi alla vostra integrità si deve essere spaventato dicendo verità personali pronunciate a persone confuse. Ringrazio sempre Dio per la vostra eroica testimonianza fatta di perdono e preghiera. Altro che “amici del corvo”, voi siete per me quei veri testimoni di Cristo che salvano la Chiesa vedendo in ogni fratello caduto il volto da custodire di Gesù.