Nuovo intervento di Serena Romano, giornalista e presidente de “La Rete Sociale” che censura il comportamento, a suo avviso scorretto, di taluni organi di informazione.
“Questa volta mi rivolgo da giornalista, non solo ai lettori, ma anche ai colleghi che lavorano nel rispetto della deontologia professionale. Perché in poche settimane, torna alla ribalta il tema della correttezza dell’informazione: e di nuovo su un argomento delicato come quello della disabilità. La prima volta fu quando, alla “conferenza stampa” del sindaco Mastella fu vietato ad alcuni giornalisti di partecipare. Stavolta, invece, è stata malamente alterata la trama del mio articolo su “E’ più bello insieme” definito il “thriller dell’estate”, senza che i lettori se ne accorgessero. Lo ha fatto la Gazzetta di Benevento trasformando, così, un dentice cotto accuratamente al forno, in un budino di pesce di dubbia provenienza. Certo, qualche collega potrebbe obiettare “Ma noi che c’entriamo? Fai una rettifica alla Gazzetta e pretendi la pubblicazione corretta….” Giusta obiezione se il problema fosse solo questo. Ma non lo è per diversi motivi. Primo: perché – forse solo per disattenzione o superficialità – è stato fatto un affronto alla correttezza di informazione, alla libera concorrenza tra le testate e ai lettori modificando il comunicato senza dare loro la possibilità di accorgersene. Che significa? Che ogni editore può tagliare un troppo pezzo lungo: ma per farlo, deve mettere dei segnali – puntini sospensivi tra parentesi, la scritta “omissis”, ecc. – per avvisare il lettore che in quel punto l’originale è stato tagliato e per dargli la possibilità di cercare altrove la versione completa. Questo è l’ABC di quella concorrenza leale tra testate che garantisce la libertà di stampa e previene le censure. In questo caso, invece, non ci sono né parentesi né sospensivi: una volta effettuati i tagli, il testo è stato ricomposto con una colla invisibile stravolgendone il significato. Detto con un esempio, è come se un autore raccontasse una storia del tipo: “C’era una volta un Re pervaso da una fortissima volontà di predominio, che nel suo reame aveva emanato un editto che gli dava il diritto di appropriarsi di ogni immobile, di possedere ogni donna, di trasgredire le leggi fatte dagli uomini e perfino quelle fatte da Dio. Ma il Padreterno lo punì facendogli sposare una talpa che lo obbligò a vivere sottoterra…” E l’editore, invece, la taglia e la pubblica così: “C’era una volta un Re che il Padreterno punì facendogli sposare una talpa”. Questo è quello che ha fatto Gazzetta con la trama de thriller. Per cui oltre 1200 lettori, senza saperlo, hanno letto un articolo amputato per tre quarti senza capirne il senso. Un numero consistente che, proprio per questo, introduce il secondo motivo per cui mi sono rivolta a tutta la stampa: perché, visto che l’argomento trattato “tira”, a maggior ragione va trattato con la massima correttezza e senza censure. La corretta informazione, infatti, è rimasta oggi a Benevento una delle poche opportunità per far capire al cittadino ciò che ha intuito ma non riesce a spiegarsi: cioè, che il “caso E’ più bello insieme” è solo la punta di un “iceberg di interessi” che si sta spostando pericolosamente, portandosi dietro nuovi appalti, nuovi investimenti, nuove cooperative e nuove imprese poco conosciute a Benevento. E che adesso il vero braccio di ferro è fra queste nuove realtà estranee alla realtà locale e quelle cooperative che si muovono nell’orbita Caritas che, per quanto oggi bistrattate, operano da anni sotto gli occhi di tutti e a “porte aperte”. Terzo e ultimo motivo prima di concludere: il mio “thriller” – che denunciava proprio come esponenti istituzionali stanno diffondendo notizie che disorientano i cittadini – era un po’ lungo: lo ammetto. Ma per colpa di quella mia deformazione professionale da “giornalista di inchiesta” che indaga, approfondisce e poi racconta in spazi maggiori di quelli standard (come chiunque può verificare leggendo la mia movimentata e contrastata storia professionale sul link
(http://www.ilenzuolibianchi.com/index.php?option=com_content&view=article&id=116&Itemid=477 ) Ma anche in questo caso l’editore poteva scegliere: chiedendo all’autore di rimandargli una versione più stringata; non pubblicandolo affatto o pubblicandolo integralmente – come Il Vaglio e Anteprima24 – lasciando al lettore la scelta di sottoporsi o meno a questa fatica. Anche la Gazzetta, dunque, può scegliere: se tirare le orecchie allo distratto redattore che ha massacrato il pezzo, informandone i suoi lettori; o evitando di pubblicare i nostri comunicati quando li ritiene poco consoni alla linea del giornale.