“Carissimi fratelli e figli dell’amata Chiesa beneventana,
le notizie relative all’Aquarius – imbarcazione vagante per il Mediterraneo che non trasporta pesci nelle proprie reti, ma fragili, inermi esseri umani – non possono lasciarci indifferenti né, ancor meno, vederci tra coloro i quali alzano la voce per urlare che “ognuno deve starsene a casa sua”. Non dobbiamo, in quanto cristiani, unirci a un tale coro, poiché il Signore Gesù ha insegnato tutt’altro, con la parola e con la vita. Sento perciò mio dovere, in questo momento, dire una parola chiara in proposito non solo alla mia Chiesa: mi rivolgo perciò ai Confratelli che con me condividono l’Ordine sacro del sacerdozio e del diaconato, agli Operatori pastorali impegnati a vario titolo negli uffici diocesani, nelle diverse comunità parrocchiali e nelle varie realtà ecclesiali, ai cristiani praticanti, a quanti, pur non vivendo una pratica religiosa, si riconoscono credenti, a quanti in tutta sincerità credono in un Dio che non è il Dio di Gesù Cristo e a tutti gli uomini di buona volontà”.