Altrabenevento interviene sulla questione della carenza idrica nel Sannio. “La Regione Campania ancora una volta ha stanziato qualche milione di euro per rendere attivi i pozzi di San Salvatore Telesino da assegnare a ACEA/Gesesa per affrontare la perenne emergenza idrica. Una notizia simile era stata data anche a Febbraio 2017 ma i lavori non sono mai stati effettuati. Quei 12 pozzi costruiti trent’anni fa e mai entrati in funzione perché l’acqua è troppo “dura” per la presenza eccessiva di calcio e magnesio, sono tutt’ora devastati. Gesesa però insiste affinchè si facciano i costosissimi lavori di ripristino di tutti gli impianti e per portare quell’acqua a Benevento chiede che le sia assegnato anche il tratto di acquedotto campano che attualmente è alimentato con l’acqua del Biferno. Ma perché dovremmo rinunciare all’acqua buona molisana per bere l’acqua dura di San Salvatore Telesino? E’ evidente che tale manovra serve solo ad ACEA, il colosso (per il 51% del Comune di Roma e poi Caltagirone e SUEZ) che è proprietario del 58% di Gesesa e che grazie a quei pozzi e al connesso acquedotto vuole “servire” altri 20 comuni e quindi poter partecipare alla costituzione del Gestore Unico dell’ATO 1 cioè le province di Avellino e Benevento. Per raggiungere questo scopo ACEA tenta di “convincere” anche i comuni confinanti con Benevento (Apollosa, San Leucio del Sannio, Ceppaloni, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio, Sant’Angelo a Cupolo, ecc) ad abbandonare Alto Calore (un carrozzone che pur avendo a disposizione acqua buonissima fa di tutto per creare disservizi) e aderire a Gesesa. Ma nessuno spiega quale acqua garantirebbe ai nuovi utenti l’azienda presieduta da Luigi Abbate che lamenta continuamente il pericolo emergenza per mancanza di acqua”.