Sulla questione dei beni confiscati tiorna a pronunciarsi Altrabenevento che attraverso Gabriele Corona contesta l’assunto, portato avanti dal Comune di Benevento, che l’ex cementificio sia stato devastato da emissari della malavita al fine di rendere quel manufatto impraticabile e quindi irricevibile da Plazzo Mosti. “Non è stata la mafia a danneggiare il bene ex Ciotta confiscato ma Serluca, Mastella e la stampa asservita non si scusano per la distorta immagine data della città. Altrabenevento in rotta di collisione con il sito online Ottopagine e con l’editorialista autore dell’articolo, in maniera particolare. “Abbiamo spiegato che i buchi nelle pareti dei capannoni e gli altri danni fotografati, sono il risultato dei lavori effettuati da una ditta incaricata di rimuovere i silos, le gru e tutte le altre attrezzature in metallo. Non è stata la mafia, quindi, a danneggiare quei beni ex Cotta (Baffo di ferro) che non sono affatto devastati al punto da non consentirne l’uso.”. Corona prova a formulare qualche diomanda. “Perché gli uffici dell’ASIA non si possono trasferire nella palazzina uffici di contrada Olivola, rimasta integra”, si chiede Corona che poi cita Marianna Farese del M5S, che a sua volta cita il DUP (Documento Unico di Programmazione) approvato qualche mese fa insieme al bilancio di previsione, nel quale è precisato che sarà utilizzato il capannone ex Laser per trasferire la struttura operativa dell’ASIA, adesso ospitata a Ponticelli, mentre la struttura amministrativa sarebbe stata trasferita nei beni ex Ciotta. Quindi, era già previsto che tra i beni confiscati sarebbe stata utilizzata solo la palazzina uffici, proprio quella che non è stata danneggiata, per gli uffici ASIA. Perché non si può più usare? Perché bisogna ancora pagare il fitto per gli appartamenti di via delle Puglie. Troppi misteri devono essere ancora chiariti in merito alla utilizzazione dei quei beni confiscati, anche senza l’aiuto della stampa piegata al potente di turno.