Al centro La Pace, nel nome di Don Tonino Bello. La Chiesa dell’apertura e del dialogo, dell’amore “diligente” e della frugalità. Don Tonino, come si faceva chiamare da tutti. Vescovo di Molfetta e poi anche di Ruvo di Puglia, il presule di Alessano ovunque ha lasciato l’impronta del suo passaggio, la estrema dedizione ai poveri aprendo loro le porte del cuore ma anche delle chiese, dando nerbo e sostanza a quella Chiesa del Grembiule che per lui era l’unica possibile. Una ecclesia di servizio per rendere testimonianza totale del messaggio evangelico. Per ricordarne il tratto l’Arcidiocesi di Benevento ha organizzato una giornata di riflessione proprio in occasione dei 25 anni dalla morte avvenuta a Molfetta il 20 aprile del 1995. Per l’occasione il Metropolita di Benevento Accrocca ha ricevuto Monsignor Bettazzi e il medico personale di Don Tonino Bello, il dottor Cives. Dinanzi ad una platea, non solo composta da chierici, è stata ripercorsa la genesi dell’azione pastorale di Don Tonino. Un dialogo continuo e proficuo, a 360 gradi, talmente vasto da portrarlo a scrivere anche per Il Manifesto, quotodiano comunista, senza troppi problemi o ad organizzare, già in presenza della malattia, alla marcia della pace a Sarajevo assediata dalle truppe dei serbi di Bosnia durante la terribile guerra civile 92-95. Insomma un personaggio di enorme carisma che senza dubbio sarebbe prezioso per comprendere il presente e per infondere umanità nella nostra vicenda attuale, una dote sempre più in estinzione.