breaking news

Avellino| Strage del bus, Autostrade prova a smontare tutte le accuse

Avellino| Strage del bus, Autostrade prova a smontare tutte le accuse

24 Gennaio 2018 | by Alfredo Picariello
Avellino| Strage del bus, Autostrade prova a smontare tutte le accuse
Attualità
0

“La responsabilità dell’evento non è da ricercare nell’infrastruttura autostradale ma altrove. Il problema è ascrivibile alle condizioni del bus e all’imperizia del suo conducente”. Non usa giri di parole il professore Lorenzo Domenichini, consulente di parte di Società Autostrade. Strage di Acqualonga, parola alla difesa. Oggi in aula, nel processo che si sta tenendo in Corte di Assise, è stata la volta dei periti di parte di Autostrade. Dalle analisi fatte, stando al professore Domenichini, gli ancoranti del viadotto Acqualonga avevano idonee caratteristiche di protezione. Il reale fenomeno di corrosione è stato causato da un imprevedibile fenomeno aggravante che ha interessato alcuni ancoranti . Tale fenomeno non era noto e non è riportato in alcun testo. Dunque, non era prevedibile.  Inoltre l’attività di monitoraggio dei tecnici fatta con procedure di controllo visivo della barriera e degli ancoranti, non dava evidenza di alcuna perdita di funzionalità degli ancoranti. “Il fenomeno di corrosione riscontrato non ha avuto alcuna incidenza causale nella caduta del bus”, ha detto ancora Domenichini. “Le barriere in opera sul viadotto Acqualonga erano adeguate e idonee e conservavano le capacità di contenimento a anche superiore a quelle richieste dalla normativa.

La responsabilità dell’evento non è ascrivibile all’infrastruttura autostradale ma da ricercarsi altrove. Il problema è ascrivibile alle condizioni del bus è all’imperizia del suo conducente.

Questi elementi hanno creato condizioni  di eccezionalità direttamente conseguenti alle condizioni di malfunzionamento del bus e in particolare alla manomissione della valvola 4vie da alle scelte sbagliate del suo guidatore. L’impatto del bus e l’interazione con gli altri veicoli è avvenuto con modalità e con un contenuto energetico che neanche una barriera di classe H4 avrebbe potuto contenere”.

L’incidente, come si ricorderà, avvenne la sera del 28 luglio del 2013 e su quel maledetto viadotto in località Acqualonga, nei pressi di Monteforte, persero la vita 40 persone di ritorno da una gita a Pietrelcina.

Prima di Domenichini, ha parlato il professore Boniardi. Secondo il docente del politecnico di Milano, la corrosione che ha interessato gli ancoranti, è stato un fenomeno che non era prevedibile né in precedenza era stato mai osservato. Nell’aprile 2009, anno dei lavori di somma urgenza che hanno interessato  due delle campate del viadotto,  il fenomeno di reale corrosione non era ancora innescato e certamente non era rilevabile. Il fenomeno della reale corrosione degli ancoranti non è in connessione con l’evento perché la funzione degli ancoranti non è quella di aumentare la resistenza della barriera ma di limitarne gli spostamenti laterali.

Dunque, stando agli esperti di Autostrade, l’abbattimento del New Jersey è stato provocato dall’elevata velocità di condotta del mezzo e dalla sua inclinazione al momento dell’impatto, mentre la Procura aveva precedentemente imputato il cedimento allo stato di corrosione dei tirafondi conseguenza della loro mancata manutenzione.

La difesa, rappresentata in aula anche da diverse vittime della strage, ora attende con molto attenzione il contro-interrogatorio dei periti di autostrade in programma per mercoledì prossimo, quando a prendere la parola saranno il Procuratore capo Rosario Cantelmo e l’ingegnere nominato dalla Procura di Avellino in qualità di consulente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *