La Corte di Cassazione il 10 ottobre 2017 ha condannato a quattro mesi di reclusione un uomo di 52 anni accusato di aver utilizzato codici acquistati da terzi per accedere alla piattaforma, in questo caso, di Sky. L’uomo è stato anche condannato a versare duemila euro alla Cassa delle ammende. Secondo la Suprema Corte è illecito “decodificare ad uso privato programmi televisivi ad accesso condizionato eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l’accesso poste in essere da parte dell’emittente, senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui l’elusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone applicato agli utenti per l’accesso ai suddetti programmi». In sintesi: da oggi rischia il carcere non solo il pirata informatico ma anche l’utente finale, colui che sceglie deliberatamente di avvalersi del cosiddetto “pezzotto”, che dalle nostre parti è il falso per eccellenza. Sulla questione interviene anche l’Avvocato Sarzana, uno dei massimi esperti nel settore della tutela del Diritto d’Autore. “La pirateria sta cambiando”, dice Sarzana che per altro difende anche gli interessi di associazioni di categoria tra cui Assopriovider. “Ci si sta concentrando su strumenti più tecnologici per riuscire ad offrire la stessa qualità dei grandi player televisivi. Si inizia quindi a colpire anche chi utilizza e non fornisce card pirata o decoder illegali che catturano i segnali dei canali tv. E per colpire l’utente finale, termina Sarzana, l’unico modo è trovare una norma che esiste già”.