Piano piano comincia a delinearsi la nomenklatura delle gerarchie diocesane dell’era Accrocca. Eravamo stati buoni profeti, in tempi non sospetti, ad anticipare alcune delle mosse che caratterizzeranno la palingenesi, si spera positiva, che costituirà il nerbo della futura organizzazione della Chiesa beneventana. Della quale, almeno dal punto di vista apicale, non farà più parte il Vicario Generale uscente Pompilio Cristino, un autentico totem a Piazza Orsini, testimone diretto di una stagione di potere da Serafino Sprovieri passando per Andrea Mugione e fino ad arrivare a Felice Accrocca.
Non un epilogo in grande stile quello di Don Pompilio Cristino. La eco della benedizione “urbi et orbi” della sala scommesse e la risibile giustificazione logica postuma non possono essere annoverate tra le perle di una gestione pur lunga del suo Vicariato. Gestione tra luci e molte ombre. Accrocca, giunto a Benevento con precise istruzioni vaticane, fa iniziare proprio dal Vicariato la sua azione di cambiamento e non è un caso. Pesca da San Bartolomeo in Galdo il successore di Cristino, Don Franco Iampietro, che rappresenta la “rivoluzione” dei ranghi che l’arcivescovo ha sempre avuto in animo di realizzare premiando le parrocchie della Diocesi e rompendo la catena di potere di Piazza Orsini. Che però non si esaurisce con l’accantonamento di Don Pompilio. Accrocca liquida anche Don Alessandro Pilla dalla Rettoria di San Bartolomeo che sarò affidata non si sa se ad interim oppure in pianta stabile al neoVicario Iampietro. Il tourbillon che sta investendo la Chiesa beneventana è plausibile che non si fermi qui. E’ ancora in ballo il futuro della Caritas su cui pure si erano accentrate le attenzioni di Accrocca. Qui l’avvicendamento paventato all’epoca delle nostre indiscrezioni portava ad ipotizzare uno scambio di posizioni tra Don Nicola De Blasio e Don Sergio Rossetti. Probabile che non sarà in questi termini ma c’è da credere che anche a San Pasquale siano previste delle novità. 
