Il consigliere comunale Angelo Feleppa ha sollecitato il Comune di Benevento a farsi carico di convocare, appena possibile, enti e associazioni per la costituzione dei soggetti attuatori che impostino le linee da seguire per la definizione del Contratto di Fiume sia per quel che riguarda il Calore che il Sabato.
“Il Contratto di Fiume – spiega Feleppa – è un accordo tra soggetti che hanno responsabilità nella gestione e nell’uso delle acque, nella pianificazione del territorio e nella tutela dell’ambiente. Uno strumento volontario di programmazione strategica e negoziata che persegue la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale. Offre la possibilità di perseguire gli obiettivi delle Direttive Europee sulle Acque (2000/60/CE) e sulle Alluvioni (2007/60/CE) supportando e promuovendo politiche e iniziative volte a consolidare comunità fluviali resilienti, riparando e mitigando, almeno in parte, le pressioni dovute a decenni di urbanizzazione sregolata. Da molto tempo i corsi d’acqua campani e, in particolare, quelli che attraversano il Sannio e la città capoluogo si trovano in condizioni critiche: inquinamento, crescente urbanizzazione e incuria delle sponde sono solo alcune delle cause di degrado dell’ambiente fluviale e della scarsa qualità delle acque. Sono territori, pertanto, fragili e sempre più vulnerabili agli eventi meteo estremi determinati dal cambiamento climatico; fiumi e territori fortemente modificati che hanno perso buona parte della loro naturale capacità di risposta alle pressioni. In particolare il Calore presenta una situazione cronica di alterazione che dura da quasi tre lustri ed è dovuta sia allo sversamento in alveo di acque non depurate sia alla carenza strutturale di risorsa idrica necessaria alla diluizione e abbattimento del carico organico. E’ paradossale che un corridoio ecologico di questa portata, che è di capitale importanza per lo sviluppo economico delle aree interne, versi in una tale condizione di abbandono. La Regione Campania sta seguendo con grande attenzione l’evoluzione delle fasi di avvio dei Contratti di Fiume a livello provinciale o sub-provinciale. Anche il Governo nel decreto “Sblocca Italia” all’articolo 7 ha destinato risorse pari ad almeno il 20% del totale di quelle riservate ad interventi contro il dissesto idrogeologico e integrati, che agiscono cioè, secondo la filosofia dei Contratti di fiume. Il Comune di Benevento nell’ottobre 2015, proprio pochi giorni prima dell’alluvione che ha devastato il Sannio, aveva sottoscritto ad Atripalda il protocollo “verso il contratto del fiume Sabato” e aderito al progetto ritenendolo valido e necessario quale strumento di programmazione strategica per la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche, la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico e inoltre un valido strumento di sviluppo economico. Ha partecipato a Forum nazionali sull’argomento, firmato protocolli d’intesa con amministrazioni e associazioni, tracciando una strada che, però, ad oggi non è stata più perseguita. Ancor prima, nell’aprile del 2014, c’era stata la manifestazione di interesse da parte dell’Ente, su invito del Wwf Sannio e del Comitato per la Tutela del Fiume Calore, per avviare il Contratto di Fiume del Calore. A meno di due anni dagli eventi calamitosi, sarebbe il caso di tornare sull’argomento per cercare di dare un impulso significativo alle strategie di prevenzione. Invito, pertanto, l’amministrazione a riprendere il discorso sulla messa in sicurezza, sulla riqualificazione ambientale e sull’uso produttivo del territorio attraversato sia dal Sabato che dal Calore. Occorre tornare a parlare dei corsi d’acqua, dei processi di governance e degli strumenti per tutelare i cittadini e il paesaggio. Confrontarsi per trovare soluzioni. E quale migliore strumento da adottare per la riduzione dell’inquinamento, l’utilizzo sostenibile dell’acqua, la protezione dell’ambiente e degli ecosistemi acquatici, la mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità (altro tema caldo di questi giorni), nonché per il coordinamento e la coerenza delle azioni e degli interventi previsti per l’attuazione delle direttive europee se non quello dei Contratti di Fiume? Essi sono coerenti con le previsioni di piani e programmi già esistenti nel bacino idrografico di riferimento/sub-bacino e, qualora necessario, possono contribuire ad integrare e riorientare la pianificazione locale e a migliorare i contenuti degli strumenti di pianificazione sovraordinata, in conformità con gli obiettivi delle normative ambientali. Le amministrazioni virtuose su distinguono anche per la capacità di programmare interventi adeguandosi in tempi rapidi a nuovi strumenti di pianificazione e sfruttandone le risorse per tutelare la comunità”. Feleppa in particolare ha chiesto al presidente della Commissione Ambiente (che ha manifestato ampia disponibilità) di affrontare la questione e verificare la possibilità di riaprire il confronto sui Contratti di Fiume, ma si sta pure adoperando per riportare l’argomento al centro dell’attenzione e offrire spunti per convegni, conferenze onde approfondirne la conoscenza. “L’obiettivo finale – chiarisce Feleppa – deve essere quello di arrivare alla sottoscrizione dei Contratti di Fiume che consentirà di finanziare la riqualificazione delle aree limitrofe ai corsi d’acqua”.