A causa delle speculazioni che hanno fatto crollare i prezzi del grano nazionale sotto i costi di produzione, ormai un pacco di pasta imbustato in Italia su tre è fatto con grano straniero senza alcuna indicazione per i consumatori. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nazionale in occasione dello scoppio della #guerradelgrano con migliaia di agricoltori alle banchine del porto di Bari per lo scarico di un mega cargo con il cereale canadese.
“Sono ben 2,3 milioni le tonnellate di grano duro – ha dichiarato Gennarino Masiello, vice presidente nazionale Coldiretti – che sono arrivate lo scorso anno dall’estero, quasi la metà delle quali proprio dal Canada. Una realtà che rischia di essere favorita dall’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement). Un pericolo anche per i consumatori con i cereali stranieri risultati irregolari per il contenuto di pesticidi che sono il triplo di quelli nazionali a conferma della maggiore qualità e sicurezza del Made in Italy. La mancanza dell’etichetta di origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative e impedisce ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali”.
“Secondo il rapporto sul controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti, divulgato recentemente dal ministero della Salute – ha aggiunto Francesco Sossi, direttore Coldiretti Benevento -, i campioni risultati irregolari per un contenuto fuori legge di pesticidi sono pari allo 0,8% ne caso di cereali stranieri; mentre la percentuale scende ad appena lo 0,3% nel caso di quelli di produzione nazionale. Peraltro in alcuni Paesi terzi vengono utilizzati principi attivi vietati in Italia: è il caso del Canada dove viene fatto un uso intensivo del glifosate che è stato vietato in Italia dal 2016 perché accusato di essere cancerogeno. Tutto ciò si ripercuote negativamente anche sull’economia del Sannio, terra in cui il comparto cerealicolo rappresenta una fetta sostanziosa per il pil agricolo”.