Due confezioni di latte a lunga conservazione su tre sono già in regola con la nuova etichetta di origine che consente di smascherare il latte straniero spacciato per italiano. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti che ha raccolto i campioni in vendita nei supermercati e nei negozi italiani, in occasione dell’entrata in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari. La situazione è più variegata per yogurt e formaggi anche perché il provvedimento prevede che sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte con il sistema di etichettatura precedente anche per tenere conto della stagionatura.
“Si conclude positivamente – afferma il presidente di Coldiretti Benevento, Gennarino Masiello – una lunga battaglia della Coldiretti che risponde alle esigenze di trasparenza dei consumatori. La nuova norma si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e prevede l’utilizzo in etichetta del Paese di mungitura e quello di confezionamento e trasformazione. Un risultato a cui si è pervenuti in seguito alla guerra del latte, scatenata lo scorso anno dalla Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla, che sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori”.
“Ci avviciniamo all’obbligo di etichettatura anche per pasta e riso – aggiunge il direttore di Coldiretti Benevento, Francesco Sossi – E’ stata avviata, infatti, la procedura formale di notifica dei decreti dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima. Sarà, dunque, possibile smascherare l’inganno di un pacco di pasta fatto con grano straniero senza indicazione come pure per il riso dopo il boom delle importazioni da paesi asiatici. Un sigillo di trasparenza e garanzia per i consumatori per i quali, però, resta ancora anonimo 1/3 della spesa”.