Per Caruso la pace, militare e sociale, è l’unica strada possibile per uno sviluppo vero e omogeneo, proiettato nel lungo termine. “I fattori improduttivi legati alla guerra sono tanti. L’economia della pace ha, purtroppo, una voce politica meno forte, ma credo sia quantomai opportuno parlarne, per far capire che non ci può essere una strada alternativa”. Sollecitato da Sessa, Caruso si è soffermato a lungo anche sulle questioni più strettamente locali. “L’Irpinia può essere riferimento nel Sud. Le strutture ci sono – ha precisato facendo esplicito riferimento al pensiero del meridionalista Guido Dorso – servono piuttosto gli uomini giusti, in grado di mettersi alla testa di nuovi modelli di rappresentanza”.
Sessa individua nel terremoto un simbolico e nefasto momento di rottura con il passato, verso una stagione di appropriazione e depauperamento “di cui ancora oggi paghiamo le amare conseguenze”. Nessun dubbio sulla strada da intraprendere per il monsignore De Stefano. “Viviamo un’epoca di grandi conflitti sociali, ma la pace deve essere sempre il nostro obiettivo, il nostro riferimento. Che poi la pace incroci anche le ragioni dell’economia non può che essere un’opportunità in più per tutti noi”.