La Festa delle Oasi e Riserve LIPU, che si è svolta anche a Benevento recentemente nell’Oasi “Zone Umide Beneventane”, ha visto una nutrita partecipazione di persone di tutte le età. L’evento si è svolto in due momenti: prima una lunga escursione e successivamente la degustazione di prodotti locali.
L’escursione si è snodata tra le contrade di Sant’Angelo a Piesco, Pantano e San Vitale e ha toccato vari punti caratteristici di interesse sia naturalistico che storico consentendo ai partecipanti di godere di quanto questi luoghi offrono. La piacevole passeggiata a piedi di quasi 6 km è incominciata in c.da Sant’Angelo a Piesco con l’illustrazione di cinque pannelli – inseriti in apposite bacheche di legno – sulla fauna presente nell’Oasi, e ha visto i partecipanti percorrere inizialmente circa un chilometro e mezzo sulla pista ciclopedonale “Paesaggi sanniti”, realizzata e gestita dalla Provincia di Benevento, fermandosi in un paio di punti dove gli attivisti della LIPU hanno spiegato alcune specie di piante e di animali che si potevano vedere.
Successivamente si è saliti, con il permesso cordiale dei proprietari del terreno, sulla collina denominata Monte Sant’Angelo da cui gli intervenuti hanno potuto ammirare un eccezionale paesaggio costituito dal corso del fiume Calore, dal bosco igrofilo di Serretelle, dalla piana alluvionale di Pantano, tutti inseriti in un contesto collinare pregevole che ha come sfondo la città di Benevento. Su quest’altura, il cui toponimo è indicativo della storia del sito, si trovano i resti di un edificio di epoca longobarda del VII-VIII secolo, così come descritto nel 1986 dal prof. Marcello Rotili nella famosa pubblicazione “Benevento romana e longobarda”, e vincolato nel 1989 con disposizione del Ministro dei Beni Culturali, grazie anche e soprattutto alla pervicace azione di Don Domenico Miraglia, per tanti anni parroco di San Donato e abitante sino alla sua morte in quella zona. Monte Sant’Angelo è anche caratteristico per la sua vegetazione con alcune specie appartenenti alla macchia mediterranea, così come illustrato durante l’evento dalla naturalista della Sezione LIPU di Benevento Marta Kocsis.
In seguito i partecipanti, lasciato il sentiero in parte in pietrisco e in parte in terra battuta, si sono immessi sulla strada asfaltata che collega le contrade di Sant’Angelo a Piesco e Pantano. Questa arteria per il bassissimo flusso di traffico ma anche per la ristrettezza della carreggiata e l’articolazione altimetrica può essere considerata alla stessa stregua di un sentiero. Infatti le persone convenute hanno potuto godere appieno il paesaggio e i beni culturali che lungo questa strada si possono vedere come un significativo abbeveratoio dell’inizio del XVII secolo purtroppo privato, perché rubata, dell’iscrizione lapidea del 1601 in cui si indicava la proprietà pontificia.
Inoltre lungo tale percorso c’è un punto panoramico affacciato su una bella zona collinare nei pressi di c.da Serretelle, quindi sull’altra sponda del fiume Calore, dove il Comune di Benevento ha indicato con Delibera di Giunta la volontà di realizzare il depuratore della città. Il gruppo di escursionisti si è quindi fermato per ascoltare i rilievi dell’inopportunità di realizzare il depuratore nel sito di Serretelle con le relative proposte alternative indicate dalle Associazioni ambientaliste. Gli animatori di questo dibattito en plein air sono stati Marcello Stefanucci, delegato LIPU di Benevento, e Camillo Campolongo, presidente del WWF Sannio, coaudiuvati da Daniele Izzo, Giovanni Picone e Piero Mancini.
Continuando piacevolmente a percorrere la strada asfaltata proveniente da Sant’Angelo a Piesco si è giunti in contrada Pantano alla masseria Sciabbacca, edificio oggi diroccato ma che ancora conserva interessanti segni architettonici risalenti alla fine del XVIII secolo. Inoltre in vicinanza c’è una sorgente al disotto di uno spazio voltato con conci di pietra calcarea e un pozzo di chiare fatture barocche, risalente quindi al XVII-XVIII secolo.
Infine si è saliti sulla collina di San Vitale percorrendo un’altra stretta strada panoramica sulla piana alluvionale di Pantano e poi attraversando un boschetto di querce per raggiungere la Fattoria “La Cinta”, dove gli escursionisti si sono potuti rifocillare bevendo del buon vino e mangiando cibi genuini prodotti localmente. Qui i convenuti hanno anche visitato la mostra fotografica sulla fauna, flora e paesaggi dell’Oasi “Zone Umide Beneventane”, allestita appositamente dagli attivisti della LIPU.
Molto contenti anche i bambini che hanno partecipato all’evento prima per il percorso nella natura, poi perché hanno potuto ammirare gli animali domestici della Fattoria zooantropologica “La Cinta”.
L’evento è stato realizzato dalla LIPU in collaborazione con la Provincia di Benevento nell’ambito della gestione dell’Oasi di protezione “Zone Umide Beneventane” e con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che finanzia il progetto “L’Oasi delle opportunità – Progetto di valorizzazione dell’Oasi Zone Umide Beneventane” nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani no profit”.
La riuscita iniziativa supporta quanto la Sezione LIPU di Benevento afferma da anni e ancora di più in questi ultimi tempi, ossia che il territorio nelle immediate vicinanze della Città di Benevento, la cui superficie comunale è di 130,84 kmq (la più ampia dell’intera provincia) con 38 contrade censite, ha una ricchezza ambientale notevole contribuendo non poco all’immagine stessa della città. Paesaggio, natura, beni culturali, prodotti agricoli e animali domestici caratterizzano queste zone dandogli un’identità che però stanno perdendo negli anni diventando solo dei “dormitori” per quanti lavorano nel centro cittadino. La reale valorizzazione delle contrade parte proprio dal tutelare e promuovere le loro peculiarità cercando contemporaneamente di non comprometterle con interventi pubblici invasivi e poco accorti all’inserimento ambientale oppure con opere, quali quella del depuratore unico che invece di essere realizzato in spazi di risulta e semi degradati alle porte della città si intende costruire in un’area agricola dall’alto valore paesaggistico e all’interno del corridoi ecologico del fiume Calore, uno dei più importanti della Campania come risulta dal Piano Territoriale Regionale (PTR).