Altrabenevento torna sui disastri dell’alluvione dell’ottobre 2015. L’associazione denuncia il fatto che dopo un anno e mezzo l’indagine della Procura della Repubblica sul disastro nella valle Tammaro ancora non è stata avviata e rende nota la propria rinuncia ad integrare l’esposto e a chiedere accertamenti oramai impossibili. Gabriele Corona fa sapere di essere stato ascoltato dai carabinieri-forestale “per eventuali integrazioni ad una lettera-esposto inviata come presidente dell’associazione Altrabenevento, alla Prefettura e alla Procura della Repubblica per denunciare il disastro causato nella valle del Tammaro dalla mancata manutenzione di alcuni corsi d’acqua. Con quel documento segnalavo in particolare che: “…. il torrente Tammarecchia ha portato nella piana di Calise, tra i comuni di San Giorgio La Molara e San Marco dei Cavoti, quantitativi enormi di detriti di ogni tipo creando danni ingenti alle abitazioni, alle aziende agricole, ai ponti e alle strade, e determinando poi l’onda di piena che ha investito la zona industriale di Ponte Valentino. Quel torrente era pieno da diversi anni di alberi secchi, rifiuti e soprattutto, di sabbia e pietre al punto che le amministrazioni Comunali di San Giorgio La Molara, San Marco dei Cavoti e Molinara, sapendo che la parziale ostruzione del corso d’acqua avrebbe potuto procurare gravi danni in caso di forti piogge, hanno approvato diversi anni fa un progetto di pulizia dell’alveo che però, a quanto è dato sapere, non avrebbe avuto l’assenso del Genio Civile”. Dopo un anno dalla presentazione dell’esposto inviato il 28 ottobre 2015, il Sostituto Procuratore della Repubblica, titolare del fascicolo, ha disposto solamente l’accertamento sulla autenticità della mia firma e dopo altri sei mesi, ha autorizzato i carabinieri-forestale ad ascoltarmi per eventuali integrazioni. Veramente sconcertato mi sono limitato a fornire la copia della video-inchiesta giornalista prodotta da Altrabenevento il 17 novembre 2015 dal titolo “Disastro innaturale” rinunciando a chiedere accertamenti sullo stato dei luoghi, oramai inutili, dopo 18 mesi da quel tragico evento.