Sant’Agata de’ Goti – La lentezza, il senso delle cose, l’indignazione, la bellezza, la follia. Cose, sentimenti, pregi che in qualche modo abbiamo perso. Lo sa bene Domenico De Masi, tra i più importanti sociologi italiani e già preside della Facoltà di Sociologia e Scienza della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma, ieri a Sant’Agata de’ Goti ospite di un seminario organizzato dalla locale Pro Loco presso la sala “Viparelli” della Biblioteca Melenzio.
Al tavolo dei relatori con il professore De Masi anche il presidente della Pro Loco Claudio Lubrano ed il giornalista Giancristiano Desiderio. L’occasione, quella offerta dalla presentazione del nuovo libro di De Masi “Lavorare gratis, lavorare tutti” (edito da Rizzoli).
Tanti gli spunti offerti dal sociologo: una vera e propria lezione aperta a tutti citando aforismi, ricordando aneddoti di vita ricollegandosi sempre ai giorni nostri ed alle problematiche attuali, dal tema dell’immigrazione a quello della riforma della scuola.
E’ molto critico De Masi contro la classe politica e contro il populismo che oggi rapporta tutti i problemi dell’Italia al problema dei rifugiati. L’arrivismo, la competitività, l’inadeguatezza della classe politica e gli orari di lavoro tra i più opprimenti di Europa, sono queste tra le cause dei problemi dell’Italia. Perché per De Masi la modernità non è cattiva, anzi, spiega come “questo non sia il miglior dei mondi possibili, ma sicuramente il migliore di quello esistiti fino ad oggi”. “Viviamo in un momento unico ed interessante” spiega il professore e “le nuove tecnologie ci offrono un grande vantaggio perché ci permettono di ottenere le cose gratuitamente”.
La platea gradisce, applaude ed interagisce, anche perché poter ascoltare Domenico De Masi parlare per due ore è una grande opportunità. Ed anche se il sociologo ha origini santagatesi e nel Sannio è cresciuto, non capita spesso di poterlo incontrare.
Speciale, però, è il rapporto che lega Domenico De Masi alla Biblioteca Melenzio: sono circa 3.000 i volumi che ha donato alla fondazione (di questi 1.800 già catalogati) e che oggi fanno parte del Fondo De Masi.