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Napoli| Festa della Donna: gli agricoltori donano mimose

Napoli| Festa della Donna: gli agricoltori donano mimose

8 Marzo 2017 | by Anna Liguori
Napoli| Festa della Donna: gli agricoltori donano mimose
Attualità
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In occasione della Festa della donna sono stati donati circa 12 milioni i ramoscelli di mimosa che si confermano essere il simbolo della ricorrenza. E’ quanto afferma la Coldiretti per l’appuntamento dell’8 marzo nel sottolineare che la mimosa assume il significato di autonomia e libertà, ma è anche un fiore che dietro una fragilità apparente mostra una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili. L’omaggio della mimosa ha quindi anche un importante valore ambientale perché – sottolinea la Coldiretti – è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono.

A Napoli la Festa è stata celebrata dagli agricoltori al mercato di Campagna Amica del Centro Direzionale, donando a tutte le donne in visita ramoscelli di mimose e margherite gialle. Un gesto semplice per ringraziare chi sceglie e sostiene i prodotti a chilometro zero della Campania in un rapporto di fiducia sempre più forte.

Per conservarle  – consiglia la Coldiretti – è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché – continua la Coldiretti – la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.

 

Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un’acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all’unica famiglia delle Leguminose. Le varietà più diffuse sono – precisa la Coldiretti – la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico. La mimosa venne introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passar del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima Italiano, soprattutto nelle zone temperate come la Liguria.

 

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