BENEVENTO – Decisamente incuria le motivazioni che hanno portato alla decapitazione – se così si può chiamare – dell’opera di Mimmo Paladino all’interno dell’Hortus Conclusus. A confermare ciò è la relazione tecnica di Italo Mustone, restauratore del Mibact, depositata in Comune. Il tecnico precisa nella sua perizia “la presenza di croste nere che si diramano verso l’interno della testa testimoniando l’esistenza di microfratture”. “Queste croste – continua Mustone -, nel tempo, assorbendo l’umidità, hanno determinato per capillarità infiltrazioni di acqua all’interno, con conseguente formazione di ruggine nel perno centrale e il suo successivo rigonfiamento”. A peggiorare la situazione “le nevicate e le gelate che hanno compromesso ulteriormente il manufatto”.
Quindi si sgombra definitivamente il campo da atti vandalici sull’opera longobarda del maestro Paladino e si pensa ad un piano di restauro. L’ultimo in effetti risale al 2005, ma già da qualche tempo – anche da prima del danneggiamento – si pensava ad un programma di intervento per l’Hortus Conclusus. Il sindaco Clemente Mastella in autunno ha tenuto un sopralluogo con lo stesso Paladino, in seguito l’associazione “Campus” ha effettuato un’operazione di bonifica dello spazio retrostante ed infine l’assessore alla Cultura Oberdan Picucci ha ipotizzato una rete di imprenditori pronti a sostenere il piano. In tutto questo è sopraggiunto il dissesto del Comune. Cosa non del tutto ininfluente.
