Una lunga lettera per raccontare la vita dell’imprenditore milanese ed il suo legame con Sant’Agata.
Sant’Agata de’ Goti – Di origini santagatesi, ma nato in Libia e poi trasferitosi a Milano, il cavaliere Andrea Martino è venuto a mancare all’inizio di gennaio. Artefice del restauro dell’organo della chiesa di San Francesco, Martino aveva ottenuto nel 2010 la cittadinanza onoraria del Comune di Sant’Agata de’ Goti. Adesso, a poche settimane dalla sua morte, in redazione abbiamo ricevuto questa lettera di Claudio Lubrano, presidente della Pro Loco di Sant’Agata de’ Goti. Un testo che racconta della vita del cavaliere Martino e del suo rapporto con Sant’Agata e con lo stesso Lubrano, e che riproponiamo integralmente.
“Carissimo Andrea – inizia così la lettera di Claudio Lubrano – dopo la tua dipartita ho deciso di scriverti perché, da quando ti ho conosciuto, non l’ho mai fatto in quanto, per sentirti vicino e affettuoso, bastavano solo poche parole per telefono. Quando ho saputo agli inizi di gennaio che le tue condizioni erano gravi, non ho potuto frenare il desiderio di vederti per l’ultima volta e così ho potuto stringerti la mano nel letto dell’ospedale a Milano. Accolto dalla tua cara moglie Luigia, con tua figlia Maria con Paolo, i nipotini Andrea ed Elisa, sono rimasto accanto a te per un’ora ma lì, anche se il tuo stato comatoso non ti consentiva di salutarmi con il tuo sorriso di sempre, sono sicuro che tu comunque hai avvertito la mia presenza. Mentre ti stringevo forte la mano ho ricordato in quel lasso di tempo tutto quello che, da un decennio che ci conoscevamo, ci siamo detti, mi hai raccontato di te e abbiamo fatto insieme.
Ci conoscemmo nel maggio 2006 dopo che l’amico Giuseppe Maddaloni mi raccomandò di accoglierti dopo ben 52 anni che avevi lasciato la tua S. Agata senza mai farvi ritorno. E durante quei giorni di un maggio indimenticabile, mi raccontasti della tua nascita a Bengasi nella Libia italiana nel 1937. Ancora infante arrivasti a S. Agata e qui trascorresti i primi anni dell’adolescenza fino al 1950. Poi a Milano dove hai svolto il tuo percorso di vita da industriale che ti ha visto, con merito (ma mai risparmiando determinazione e sacrificio), raggiungere risultati prestigiosi nel campo della rappresentanza della siderurgia europea intessendo rapporti commerciali più che trentennali con la Germania, l’Olanda e la Finlandia. Ma la tua onesta e luminosa carriera industriale non ti ha mai completamente appagato. In te, coltivando quel raro e prezioso germe dell’impegno sociale e del volontariato che detenevi dalla nascita, hai voluto allevare e fatto crescere il senso della solidarietà e del bene per gli altri, per i meno fortunati, per quelli che hanno più bisogno. Negli anni ‘60, a riprova della tua sensibilità verso la Chiesa e la fede, non mancò il tuo sostegno alla diffusione del giornale Avvenire collaborando con Monsignor Bicchierai e il professore Lazzati, mitiche figure del cattolicesimo lombardo. Il tuo ingresso nel Lions Club Milano Host con tuo padrino Ingegnere Maurizio Galimberti, fondatore della Scuola Cani Guida per non vedenti di Limbiate (MI), segnò l’inizio di un impegno trentennale in questo settore. In seguito, da presidente per oltre un decennio del Consiglio di Amministrazione, hai profuso impegno dando nuovi impulsi al centro di Limbiate promuovendone visibilità in campo nazionale ed europeo, incrementandone le strutture e creando le condizioni per garantirne la sopravvivenza per il futuro.
Mi facevi tenerezza quando definivi questo tuo impegno per gli altri assolutamente “dovuto” perché, a tuo dire, facilitato dalla Provvidenza. Quella stessa Provvidenza che, negli anni difficili dell’inizio della tua attività lavorativa, (episodio che tu mi raccontasti) si presentò sotto forma di un frate cappuccino di cerca alla tua porta e al quale, non potendo offrire molto, donasti una delle due sole bottiglie di latte necessarie per tua figlia neonata. Quasi costernato nel giustificare e rappresentargli la tua modesta offerta, lo stesso frate ti rassicurò che la Provvidenza ti avrebbe sempre assistito per il tuo buon cuore. Ecco perché sono stati meritatissimi i numerosi riconoscimenti che ti sono stati attribuiti. Nell’anno 2000 il comune di Limbiate ti riconosce la benemerenza cittadina “L’ape D’oro”; nel 2002 il sindaco di Milano Gabriele Albertini ti fa pervenire il “Fregio del Comune” simbolo di gratitudine della città; il 27 dicembre del 2002 il Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi ti nomina “Cavaliere Al Merito Della Repubblica”; nel 2009 il presidente Internazionale dei Lions Albert Brandel ti definisce pubblicamente “Eroi di Tutti i Giorni”; nel 2009 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ti conferisce l’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica; il 23 ottobre del 2009 l’A.N.I.O.C. di Milano (Associazione Nazionale Insigniti Ordini Cavallereschi) ti proclama “Uomo dell’anno” per alti meriti nel sociale; nel 2009, mi riservi l’emozione più grande che nella mia vita un amico mi abbia potuto regalare, sostenendo integralmente il restauro dell’organo settecentesco nella Chiesa di S. Francesco della nostra città, amorevolmente custodita e rivalutata dalla Pro Loco per un decennio. Nella tua prima visita, quando ebbi l’occasione di fartelo vedere con lo stato rovinoso e pietoso in cui versava, mi confessasti visibilmente emozionato, che a quell’organo eri visceralmente affezionato perché da piccolo, con i calzoncini corti e da chierichetto, salivi sulla cantoria per azionarvi i mantici mentre il sacerdote suonava. Nello stesso anno la Città di S. Agata dei Goti ti ha conferito la Cittadinanza Onoraria.
Ma su tutto, caro amico Andrea, ricordo quando mi hai invitato e ospitato a Milano nel 2007 per festeggiare il tuo 70esimo compleanno. Ho davanti agli occhi il tuo invito nel quale rivolgi la tua raccomandazione ai tuoi circa 100 invitati italiani e stranieri di non portare regali per te e nel caso qualcuno di noi avesse ostinatamente pensato di farlo, tradurre l’equivalente in valore economico del regalo pensato per deporlo, dentro una busta anonima, in un vistoso sacchetto che fu posto all’ingresso della sala del lussuoso albergo in cui ci ospitasti. Davanti a tutti, a fine serata, quel sacchetto, con una considerevole somma raccolta, fu affidato ad un frate cappuccino di un ordine che si occupava di senzatetto; dello stesso ordine al quale apparteneva quel frate Provvidenza che si presentò al tuo uscio di casa chiedendoti l’elemosina nei difficili anni d’inizio della tua attività.
Vedi carissimo Andrea, vicino a quel letto con la tua mano stretta nella mia ho pensato ai tantissimi altri momenti passati insieme e alle lunghe telefonate dove, prima di ogni altra notizia mi chiedevi le condizioni dell’organo restaurato con il tuo impegno raccomandandomi di farlo sempre suonare con regolarità periodica in quanto indispensabile per la sua buona conservazione. Cosa che abbiamo fatto sempre trasmettendoti, durante i concerti, il suono in diretta anche attraverso il telefono finché la cattiveria, stoltezza e insensibilità di un branco di ignari e sprovveduti, ci ha impedito di farlo ulteriormente, facendo ricadere nell’oblio e nell’abbandono l’organo, la chiesa e le altre meraviglie che custodisce. Ma non per questo potrà diminuire la forza e il sostegno che la tua amicizia mi ha dato e continuerà ad infondermi. E proprio vicino al tuo letto, con la tua mano nella mia, mi sono ripromesso di non mollare nell’impegno tanto apprezzato e da te condiviso; un impegno che ci vedrà sicuramente riuniti con il nostro gruppo Pro Loco e simpatizzanti in una occasione culturale dove sarai giustamente ricordato per i tanti tuoi meriti e valori che ci affidi con l’epilogo del tuo passaggio su questa terra. Tu Andrea, con certezza, noi sappiamo che sei fra quei giusti che non soccombono alla morte e da lassù, fra non molto, sentirai risalire verso il cielo, con le nostre preghiere, anche la musica dell’organo settecentesco della Chiesa di S. Francesco da te tanto amato. Dal tuo sincero e per sempre amico Claudio Lubrano”.
di Vincenzo De Rosa