di Sabina Lancio
A quasi due anni dalla scomparsa di Francesco Di Nardo, nel giorno della Memoria la sua testimonianza è viva più che mai. Francesco a soli 19 anni prigioniero di guerra nei campi di concentramento nazisti. Prima a Wietzendorf, poi nel campo di lavoro di Hannover e, infine, a Salz Der Helden in una fabbrica di cemento, ha conosciuto e combattuto per due lunghissimi anni la fame, il lavoro forzato, la spietatezza inconcepibile dell’uomo che strazia un altro uomo. Ma nel raccontare la sua testimonianza, Francesco non riusciva a non sorridere ripensando ai suoi compagni con i quali, nonostante la fatica di quei giorni tristi e duri, ha condiviso anche piccole esperienze felici. Amori, lettere, un po’ di cibo preso di nascosto. Ricordo ancora la sua espressione quando ho avuto il piacere di intervistarlo qualche anno fa. Un mix di dolcezza, malinconia, voglia di mantenere vivo il ricordo di ciò che non doveva essere ma è stato. Le sue parole, quelle di chi con grande coraggio ha superato quei momenti che rimangono impressi nell’anima, sono scolpite nella memoria di tutti coloro che hanno avuto l’onore di trascorrere un po’ di tempo al suo fianco. Nel libro “L’ internamento civile a Mercogliano (1937-1945). Documenti e ricordi”, ha condotto una ricerca sui prigionieri politici italiani confinati a Mercogliano, che ha unito ai suoi ricordi personali. Francesco era felice di poter raccontare le sue vicende, uguali a quelle di altri milioni di persone, ma allo stesso tempo così diverse e straordinarie. Prima nelle scuole e poi nel video-documentario presentato in diverse occasioni insieme a suo figlio Gianni Di Nardo, autore e regista di “Diari di viaggio”. Due racconti paralleli, quello di Francesco degli anni della prigionia in Germania, e quello di Gianni tornato insieme a suo padre nei luoghi della memoria circa 70 anni dopo. “Aveva il dono di saper raccontare -dice suo figlio Gianni- per questo ho deciso di scegliere proprio la sua come voce narrante del documentario “Diari di viaggio”. Ora che non c’è più, lo spettacolo che ho costruito insieme a lui è in fase di scomposizione: una parte, ovvero il suo racconto, diventerà un nuovo spettacolo teatrale, un’altra entrerà in un documentario come testimonianza di quegli anni che papà ha vissuto e ha raccontato”. Francesco era diventato un po’ il nonno di tutti i mercoglianesi e ascoltare le sue storie era un momento di condivisione, ma anche tanto intimo. Era un po’ come sedersi davanti al camino e ascoltare le storie dei nostri nonni che hanno tanto da insegnarci. A noi, in particolare nella giornata della Memoria, piace ricordarlo così, sereno e con un cuore immenso, tanto quanto il suo bagaglio di ricordi ed esperienze.