Voluto da don Franco Iannotta nel 2014 per celebrare il Giubileo della Parrocchia ogni anno si arricchisce di nuove figure
SANT’AGATA DE’GOTI – Quando don Franco Iannotta, il parroco della chiesa dell’Annunziata di Sant’Agata de’ Goti, decise di commissionare al maestro Mariano Tubelli un presepe napoletano per celebrare il Giubileo della parrocchia, probabilmente non immaginava cosa sarebbe diventato nel giro di un paio di anni.
Perché quel presepe, dal 2014 ad oggi si è trasformato, ingrandito, popolato fino a diventare una vera e propria opera d’arte. Fedele alla migliore tradizione napoletana del 1700, la rappresentazione sacra occupa un’intera cappella della chiesa santagatese: una superficie di 9 metri quadrati con pastori dell’altezza di 80 centimetri curati in ogni minimo dettaglio.
Mariano Tubelli aveva iniziato a lavorare al presepe due anni fa su richiesta di don Franco: il desiderio del parroco era quello di lasciare in eredità alla comunità religiosa santagatese, e non solo, un nuovo presepe. Il primo progetto prevedeva 5 figure: la Madonna con il bambino, San Giuseppe e due angeli. Ma già nel 2015 però il progetto iniziale ha avuto un suo primo sviluppo con l’aggiunta dei tre re magi e di nuovi elementi del paesaggio. Nei giorni scorsi, infine, è stata svelata l’ultima modifica con l’aggiunta di due pecore e la sistemazione definitiva della scenografia. La storia finisce qui? Probabilmente no, perché sia don Franco che Tubelli non escludono che il presepe possa continuate a crescere.
In attesa di futuri sviluppi, però, resta il capolavoro da guardare e riguardare per scorgere con attenzione i tanti particolari di cui è ricco. Ogni personaggio, disegnato dall’arte di Tubelli, ha un’espressioni diversa e gioca nella scena un ruolo diverso. Ma, al di là della bellezza dei pastori, a sorprendere sono i tanti significati nascosti ed i simboli che don Franco ha voluto racchiudere nella rappresentazione. Ad esempio: la Madonna siede su di una tavola di legno che poggia su di un capitelo rotto. Intorno, i resti di un tempio romano. La tavola di legno grezzo, ci tiene a spiegare don Franco, rappresenta la povertà nella quale viene al mondo il Signore. Il capitello rotto su cui poggia, invece, rappresenta con le colonne crollate le rovine di Roma. Da quelle rovine nasce la speranza portata dal Bambino e cantata dagli angeli.
Ed ancora: sulla parete alle spalle di San Giuseppe compare una lapide, riproduzione esatta di quella presente nelle mura del pronao del duomo dell’Assunta di Sant’Agata. Un chiaro riferimento, dunque, alla città.
Ed infine, proprio vicino alla natività, scorre l’acqua di una fontana, che sta a simboleggiare la purezza della nuova vita e la speranza portata dal Salvatore. E’ questa fontana che dà il nome al presepe: “Acqua della Vita”.
Ma il presepe di Tubelli è anche un’opera d’ingegneria. La pedana su cui poggiano le figure è formata da diversi moduli: l’intera scenografia infatti è realizzata in modo da poter essere smontata con facilità alla fine del periodo natalizio per poter essere poi riassemblata di anno in anno.
Il risultato è un grande quadro largo 3 metri che cattura l’osservatore e rivela ad ogni nuovo sguardo nuovi dettagli e particolari. In somma, un presepe da vedere.
Vincenzo De Rosa