a cura di Teresa Sepe
“Un mix di inchiesta giornalista e pubblicazione scientifica”. Presentato il libro di Antonio Giordano e Paolo Chiariello: “Monnezza di Stato le terre dei fuochi nell’Italia dei veleni”. I due autori durante l’incontro, presso il Crom di Mercogliano, hanno analizzato il problema dell’inquinamento nella Terra dei Fuochi, soffermandosi sul “rapporto incestuoso” che intercorre tra i clan e gli imprenditori, ma soprattutto le conseguenze di queste pratiche malavitose che ricadono sulla popolazione. “Tutto ciò ha portato a inzozzare alcune terre. Bisogna avere cura del nostro Paese. Noi non abbiamo nessun’altra ricchezza e non abbiamo nessun altro luogo in cui vivere – spiega Paolo Chiariello, giornalista di Sky Tg 24”. Il libro scritto a quattro mani racconta la recente cronaca giudiziaria italiana, attraverso i dati scientifici raccolti negli ultimi anni. Un’opera che nasce dal confronto che hanno avuto Chiariello e Antonio Giordano, oncologo di origini napoletane, Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia, presidente del Comitato Scientifico della Human Health Foundation Onlus, e professore di Anatomia e Istoloigia Patologica presso il Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Neuroscienze, presso il Laboratorio di Tecnologie Biomediche ed Oncologia Sperimentale dell’Università di Siena. Proprio l’esperienza oltreoceano, ha permesso a quest’ultimo di analizzate con occhio critico la situazione del Sud Italia, che si è espansa a macchia d’olio fino a toccare le regioni settentrionali, dove i dati dimostrano che le patologie pediatriche e i tumori legati all’apparato respiratorio sono in grandissimo aumento. Il tasso di mortalità legato ai tumori, dunque, cresce di anno in anno. A ispirare questa indagine è stato però, suo padre, Giovan Giacomo Giordano, oncologo e anatomo-patologo “puro”, che a partire dagli anni cinquanta ha svolto le proprie ricerche sfidando l’opinione pubblica e andando quasi contro corrente. “Ricordo ancora il suo primo lavoro su Nature, nei primi anni sessanta, dove descrisse come alcuni raggi ultravioletti potessero portare al tumore alla pelle – ricorda Giordano. Mentre la svolta è arrivata alla fine degli sessanta, anni in cui analizzava i rischi legati alle fibre di amianto”. I riferimenti al caso dell’ex Isochimica, uno dei più grandi svernamenti di amianto, e alla stazione di Santa Maria la Bruna, sono inevitabili. Due fatti di cronaca, che hanno avuto come protagonisti i lavoratori esposti alle fibre di amianto, sostanze killer per la salute umana. “Bisogna continuare a svolgere un lavoro di conoscenza della realtà e dei fattori che portano all’aumento di queste patologie – conclude Giordano. La nostra ricerca ha come scopo principale quello di informare la popolazione, che attraverso la conoscenza ha la possibilità di difendersi”. Durante il dibattito, è intervenuto anche Gerardo Botti, direttore scientifico dell’Istituto nazionale tumori Fondazione “G. Pascale”. “Criminalità organizzata, imprenditori senza scrupoli e politici disattenti hanno portato a questa situazione. Non bisogna “vergognarsi” di raccontare la verità. Si parla spesso di terra dei fuochi, ma essa si trova dappertutto seppur in maniera centellinata”. Il direttore ha esposto le sue considerazioni sul ruolo della ricerca, che mira al miglioramento dell’assistenza, delle cure, della salute e della qualità di vita dei cittadini. “L’obiettivo prioritario del nostro lavoro – spiega – è valutare la relazione tra inquinanti ambientali e salute in Campania, al fine di verificare eventuali differenze di rischio e/o di salute tra residenti nelle diverse aree territoriali”. Botti si rivolge prima di tutto alle nuove generazioni, affinché portino avanti la ricerca, costantemente connessa con l’innovazione, e alle istituzioni che “stanno prendendo coscienza di quello che è successo e stanno passando ai fatti”. Il direttore scientifico ha ricordato anche l’impegno della Giunta Regionale attraverso la delibera n. 548 del 10/10/2016: “Piano delle azioni per il contrasto al fenomeno dell’abbandono di rifiuti e dei roghi dolosi in Campania”. A tal proposito ha preso la parola Fulvio Bonavitacola, vice presidente, assessore all’ambiente Regione Campania. “La terra dei fuochi è la Campania. Questa è la percezione che hanno al di fuori dei confini regionali, ma è un’identificazione scorretta – sottolinea Bonavitacola. Questo non vuole dire che non ci sia un problema, ma la generalizzazione non aiuta e così si smarriscono le identificazioni. Dobbiamo attrezzarci del registro dei tumori. Portare avanti provvedimenti e monitoraggi costanti sui roghi tossici, che rappresentano una forma seria di inquinamento per l’aria che respiriamo. Così come i rifiuti non smaltiti correttamente. Ci vorrebbe un’organizzazione che risponda ai criteri militari, perché la realtà è che siamo in guerra”. Durante l’intervento del vicepresidente è intervenuto Franco Mazza, presidente dell’associazione medici per l’ambiente della provincia di Avellino e presidente dell’associazione Valle del Sabato. Ha preso la parola, nonostante la ferma opposizione del moderatore, per sottoporre all’assessore le problematiche della Valle del Sabato, che riguardano l’inquinamento di acqua, aria, suolo e di una vasta popolazione interessata. Ecco quanto detto: “La Regione, oltre a rimuovere le ecoballe, immagina di fare l’ampliamento dello Stir. Di questo vorremmo parlare con l’assessore, ma non è questa l’occasione giusta. Saremo comunque lieti di ragionare su queste tematiche”. Anche Chiariello ha evidenziato l’importanza di evitate le generalizzazioni che portano a una mera banalizzazione della questione rifiuti, “uno dei più grandi business dei Casalesi”. Il giornalista ha poi spostato l’attenzione sul comportante dello Stato stesso che “si è comportato una munnezza, perché molto spesso è andato a braccetto con i clan”. Il messaggio finale è un vero e proprio inno alla Campania. “La nostra regione non è un modello negativo, anzi. Vive sotto una campana di vetro e sta lavorando per risolvere tutti i suoi problemi”. Hanno presenziato all’evento anche il sindaco Massimiliano Carullo, l’assessore alla cultura Lucia Sbrescia e il procuratore Rosario Cantelmo. Ha moderato Salvatore Biazzo, giornalista, docente presso l’Università degli Studi di Salerno.