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Benevento| Il Cas denuncia: “stop alle minacce dei presidi”

Benevento| Il Cas denuncia: “stop alle minacce dei presidi”

10 Dicembre 2016 | by Anna Liguori
Benevento| Il Cas denuncia: “stop alle minacce dei presidi”
Attualità
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“Da anni ormai contestiamo l’autoritarismo e l’atteggiamento dittatoriale che i presidi degli istituti scolastici assumono nei confronti degli alunni. Nelle scuole, infatti, viene sempre più favorito un sapere nozionistico a danno di un sapere eclettico, a scuola ormai s’insegna l’obbedienza e la capacità a rispettare le regole imposte dai capi d’istituto, che surclassano spesso la volontà degli studenti. Il verticismo del sistema ecomonico si riflette nelle scuole, gli studenti vengono plasmati su questo modello piramidale attraverso la competizione sfrenata e l’arrivismo, la disuguaglianza tra gli istituti e tra gli stessi studenti.” Sono le parole di un comunicato stampa del Collettivo autonomo studentesco che denuncia il potere autoritario dei dirigenti scolastici di Benevento.
“Da quest’anno in particolar modo gli studenti sentono sulla propria pelle la morsa stringente delle minacce delle presidi. Lo strapotere di questi ultimi, che grazie alla Buona Scuola hanno potere decisionale sulla vita dell’istituto sovradeterminando qualsiasi altra decisione discussa democraticamente, emerge con forza ogni qual volta gli studenti si riuniscono in sit-in.
Ricordiamo ad esempio quando la preside dell’istituto “liceo Artistico” chiuse i cancelli dell’edificio impedendo la partecipazione alle lezioni agli alunni, ricordiamo bene le minacce di provvedimenti disciplinari seri a danni degli esponenti del collettivo autonomo studentesco, provvedimenti che sono stati giustificati con frasi : – nella scuola non si protesta!
Eventi sconcertanti che non ci hanno di certo intimorito, anzi ci hanno dato la marcia in più per denunciarli agli organi competenti. Quest’anno la volontà degli studenti è chiara e lampante, la risposta che vogliamo dare alle politiche di austerity, perpetrate negli anni dai vari governi, è molto forte. La necessità di una rivendicazione al diritto allo studio più dura, quale l’occupazione, ha alzato il livello repressivo da parte dei dirigenti scolastici, i quali, intimoriti dall’ auto-organizzazione dal basso che gli studenti attuano, hanno permesso che all’interno di mura scolastiche potessero entrare forze dell’ordine con lo scopo di intimorire gli studenti.
Il clima di controllo da parte delle presidi sugli studenti ha raggiunto l’acme: se le forze dell’ordine hanno la possibilità di subentrare nelle scuole e sostituire la funzione pedagogica degli insegnanti, allora è chiaro che non ci si trova in una scuola con la sua funzione originaria pedagogica e istruttiva.
Frugare nella vita personale di giovani studenti con la sola giustificazione che questi aderiscono a collettivi politici ricorda un clima di dittatura cilena per la quale il controllo militare rientrava con forza in ogni aspetto della vita personale dei cittadini. Ad oggi non è possibile vivere respirando un clima di terrore semplicemente perchè si aderisce ad un’organizzazione politica che ha lo scopo di restituire l’orizzontalità all’interno degli istituti. È così che emergono le modalità di accerchiamento da parte delle “autorità” con lo scopo di circuire ed intimorire gli esponenti del collettivo autonomo studentesco minacciando gli stessi di quanto possano influire sul proprio futuro delle denunce, provvedimenti eccessivi per degli studenti che manifestano e protestano in maniera libera, secondo un diritto sancito dalla costituzione. Se poi la correttezza delle forze dell’ordine si limita allo spionaggio di messaggi, noi per tutta risposta rivendichiamo che le nostre azione le compiamo alla luce del sole e non attraverso sotterfugi.
Questo clima repressivo, di rispetto delle autorità, la negazione di qualsiasi libertà di pensiero venga espressa devono essere necessariamente debellati, se si crede che facendo terra bruciata attorno alla nostra organizzazione politica si può arrestare la nostra lotta, ci si sbaglia, al contrario forti di un senso di ribellione nei confronti delle ingiustizie, rivendicheremo con più forza la repressione che da anni, ormai, subiamo. Da anni ormai contestiamo l’autoritarismo e l’atteggiamento dittatoriale che i presidi degli istituti scolastici assumono nei confronti degli alunni. Nelle scuole, infatti, viene sempre più favorito un sapere nozionistico a danno di un sapere eclettico, a scuola ormai s’insegna l’obbedienza e la capacità a rispettare le regole imposte dai capi d’istituto, che surclassano spesso la volontà degli studenti. Il verticismo del sistema ecomonico si riflette nelle scuole, gli studenti vengono plasmati su questo modello piramidale attraverso la competizione sfrenata e l’arrivismo, la disuguaglianza tra gli istituti e tra gli stessi studenti.
Da quest’anno in particolar modo gli studenti sentono sulla propria pelle la morsa stringente delle minacce delle presidi. Lo strapotere di questi ultimi, che grazie alla Buona Scuola hanno potere decisionale sulla vita dell’istituto sovradeterminando qualsiasi altra decisione discussa democraticamente, emerge con forza ogni qual volta gli studenti si riuniscono in sit-in.
Ricordiamo ad esempio quando la preside dell’istituto “liceo Artistico” chiuse i cancelli dell’edificio impedendo la partecipazione alle lezioni agli alunni, ricordiamo bene le minacce di provvedimenti disciplinari seri a danni degli esponenti del collettivo autonomo studentesco, provvedimenti che sono stati giustificati con frasi : – nella scuola non si protesta!
Eventi sconcertanti che non ci hanno di certo intimorito, anzi ci hanno dato la marcia in più per denunciarli agli organi competenti. Quest’anno la volontà degli studenti è chiara e lampante, la risposta che vogliamo dare alle politiche di austerity, perpetrate negli anni dai vari governi, è molto forte. La necessità di una rivendicazione al diritto allo studio più dura, quale l’occupazione, ha alzato il livello repressivo da parte dei dirigenti scolastici, i quali, intimoriti dall’ auto-organizzazione dal basso che gli studenti attuano, hanno permesso che all’interno di mura scolastiche potessero entrare forze dell’ordine con lo scopo di intimorire gli studenti.
Il clima di controllo da parte delle presidi sugli studenti ha raggiunto l’acme: se le forze dell’ordine hanno la possibilità di subentrare nelle scuole e sostituire la funzione pedagogica degli insegnanti, allora è chiaro che non ci si trova in una scuola con la sua funzione originaria pedagogica e istruttiva.
Frugare nella vita personale di giovani studenti con la sola giustificazione che questi aderiscono a collettivi politici ricorda un clima di dittatura cilena per la quale il controllo militare rientrava con forza in ogni aspetto della vita personale dei cittadini. Ad oggi non è possibile vivere respirando un clima di terrore semplicemente perchè si aderisce ad un’organizzazione politica che ha lo scopo di restituire l’orizzontalità all’interno degli istituti. È così che emergono le modalità di accerchiamento da parte delle “autorità” con lo scopo di circuire ed intimorire gli esponenti del collettivo autonomo studentesco minacciando gli stessi di quanto possano influire sul proprio futuro delle denunce, provvedimenti eccessivi per degli studenti che manifestano e protestano in maniera libera, secondo un diritto sancito dalla costituzione. Se poi la correttezza delle forze dell’ordine si limita allo spionaggio di messaggi, noi per tutta risposta rivendichiamo che le nostre azione le compiamo alla luce del sole e non attraverso sotterfugi.
Questo clima repressivo, di rispetto delle autorità, la negazione di qualsiasi libertà di pensiero venga espressa devono essere necessariamente debellati, se si crede che facendo terra bruciata attorno alla nostra organizzazione politica si può arrestare la nostra lotta, ci si sbaglia, al contrario forti di un senso di ribellione nei confronti delle ingiustizie, rivendicheremo con più forza la repressione che da anni, ormai, subiamo.”

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