Il Trial di fase III ha coinvolto 126 centri nel mondo tra cui anche l’Ospedale di Avellino
Un’arma molecolare, potente e sensibile, in grado di colpire un bersaglio preciso e fermare così il cammino del tumore al polmone non a piccole cellule avanzato o con metastasi. Alla Conferenza mondiale dedicata a questa malattia, in corso a Vienna, sono stati presentati i dati dello studio Aura 3 su osimertinib. Il farmaco di AstraZeneca “si è rivelato nettamente superiore alla chemioterapia, riducendo del 70% il rischio di progressione del tumore, e mostrandosi molto attivo contro le metastasi cerebrali che possono manifestarsi in questi malati, una ‘bestia nera’ per gli oncologi. Insomma, ci troviamo davanti a una vera svolta per questi pazienti”. Parola di Marina Chiara Garassino, responsabile Oncologia toraco-polmonare dell’Istituto nazionale tumori di Milano, che ha partecipato allo studio. Al centro della ricerca, in particolare, i pazienti con mutazione T790M del recettore Egfr: “Oggi in prima battuta si possono trattare con tre farmaci mirati, ma in media dopo un anno la target therapy perde la sua efficacia e il tumore ricomincia a crescere. Finora avevamo a disposizione solo la chemio, oggi non è più così”, dice Garassino. Il trial di fase III, coordinato da Vassiliki Papadimitrakopoulou dell’Anderson Cancer Center di Houston, ha coinvolto 126 centri nel mondo, di cui sei in Italia (l’Int, il San Luigi di Orbassano, l’Irccs Meldola, l’Ospedale di Avellino, le Molinette di Torino e il Campus Biomedico), ed è stato appena pubblicato sul ‘Nejm’.