ROMA – E’ il cibo dei poveri che piace ai ricchi. I legumi sono alla base della Dieta Mediterranea e del crescente numero di consumatori che hanno scelto un regime alimentare vegetariano e vegan. E in Italia sono in crescita, secondo l’ultimo Rapporto Ismea sui legumi per l’alimentazione umana, sia la produzione (+11%) e quindi la superficie agricola dedicata (+9%), sia i consumi (+1,4%).
E’ in atto una vera e propria “riscoperta” di queste proteine vegetali rispondenti a nuovi stili alimentari, nonché al diminuito potere d’acquisto delle famiglie che optano per la convenienza di piatti a base di fagioli, piselli, lenticchie e ceci. Nel carrello della spesa, secondo dati Ismea-Nielsen, prevalgono negli acquisti i piselli (42%), fagioli (31%), lenticchie (11%), ceci (9%) e fave (2%). A far la parte del leone lo scatolame (61%), seguito dai surgelati (25%), 13% i legumi secchi.
Chiamati dai contadini “carne dell’orto”, ricorda Mario Liberto nel libro “Legumi, gioielli d’Italia”, la produzione è localizzata per il 63% in Sicilia, Abruzzo, Toscana, Marche e Umbria. Quest’ultima, prima del terremoto, aveva la supremazia delle produzioni certificate con la rinomata Lenticchia di Castelluccio di Norcia. Nel dimenticatoio, lamenta Liberto, i gustosi lupini. Per quanto riguarda i legumi secchi, rimarca l’Ismea l’Italia dipende fortemente dalle importazioni dall’estero che coprono circa i tre quarti dei consumi degli italiani.