Un pessimo primato dovuto a vari fattori, dai commissariamenti nella sanità, al blocco delle assunzioni, alle risorse che vedono una maggiore distribuzione al nord piuttosto che al sud. Ad esempio, si registrano nel Settentrione più casi di tumore alla mammella che, tuttavia, fa più morti nel Mezzogiorno. «La disponibilità e l’accesso ai servizi sanitari spiega Ricciardi penalizzano i cittadini del Sud e delle regioni centrali in piano di rientro. Gli screening oncologici, ad esempio, coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, ma appena il 30 per cento dei residenti in Calabria”.
Ventiquattro giorni di vita procapite in meno contro i 17 della Toscana. Il punto centrale è quello delle «morti evitabili», che in Europa vengono classificate come «trattabili» e «prevenibili».
La mortalità è più alta, anche se i fattori di rischio per la salute sono distribuiti in modo omogeneo sul territorio nazionale, e anzi, ci sia più incidenza di alcune malattie al Nord rispetto che al Sud. Per oltre un quarantennio il Paese aveva omogeneamente guadagnato in media 2 mesi di vita.