MILANO – Dal 2007 al 2015 gli italiani che versano in condizioni di povertà sono passati da 1,8 a 4,6 milioni, vale a dire dal 3,1% al 7,4% del totale. E’ quanto emerge da un rapporto della Caritas italiana, secondo cui “dall’inizio della crisi ad oggi la povertà assoluta, ovvero la condizione di coloro che non hanno le risorse economiche necessarie per vivere in maniera minimamente accettabile, è aumentata nel nostro Paese fino ad esplodere”.
“Negli anni scorsi – si legge ancora nel rapporto annuale sulle povertà – la povertà assoluta ha confermato il suo radicamento in quei segmenti della popolazione in cui già in passato era più presente – il sud, le famiglie con anziani, i nuclei con almeno 3 figli minori e quelli senza componenti occupati – ma è anche notevolmente cresciuta in altri, prima ritenuti meno vulnerabili: il centro- nord, le famiglie giovani, i nuclei con 1 o 2 figli minori e quelli con componenti occupati. Il risultato è che la presenza quantitativamente significativa dell`indigenza tocca oggi l`intera società italiana e non è più circoscritta solo ad alcune sue componenti”.
Secondo la Caritas, “la presenza quantitativamente significativa dell’indigenza tocca oggi l’intera società italiana e non è più circoscritta solo ad alcune sue componenti”. “Nonostante ciò – rileva il Rapporto – il nostro Paese resta l’unico in Europa insieme alla Grecia ancora privo di una misura nazionale universalistica contro la povertà assoluta rivolta a chiunque si trovi in questa condizione”. “La sua introduzione – ricorda infine la Caritas – è stata richiesta da più parti sin dagli anni ’90 senza trovare ascolto da nessuno dei Governi susseguitisi nel tempo”.