ROMA – Poco ma buono. Il consumo di cioccolato in Italia, nonostante l’inizio della scuola e l’arrivo del maltempo, resta ben ad di sotto della media europea, con appena quattro Kg di consumo pro-capite a fronte dei quasi dieci Kg consumati a testa nell’Europa del Nord. Ma quel che sta cambiando è l’attenzione degli italiani alla porzione e alla confezione: sebbene persiste ancora l’abitudine al consumo di cioccolato in tavoletta, cresce la domanda dei mini-formati, delle piccoli peccati di gola quindi.
A fornire la foto dei consumi del “cibo degli dei” è Angelo Agostoni, presidente dalla Icam, prima cioccolateria al mondo nel segmento biologico e industria dolciaria fornitrice delle squadre di calcio del massimo campionato e dei militari. Le praline, afferma l’imprenditore della provincia di Lecco, stanno prepotentemente conquistando terreno perché più comode e immediate, ideali per le pause-merenda e il fuori casa.
La scelta del fondente è sempre in cima agli acquisti con oltre il 40% delle preferenze, seguito da quello al latte. Perde invece smalto, nonostante la forte concentrazione di calcio, il cioccolato bianco che è sconsigliato in caso di intolleranza al lattosio per la presenza di latte in polvere. “Queste nuove preferenze – conclude Agostoni – si ripercuotono nella produzione. Tendenzialmente è inefficiente disperdersi tra tante referenze ma noi siamo considerati i re delle nicchie: in gamma abbiamo cioccolato biologico, il kosher, l’halal, il vegan oltre a quello senza glutine. Cariche di energia anche per i consumatori sottoposti a regimi alimentari particolari”.