BENEVENTO -Sulle due manifestazioni svolte in città “Città Spettacolo e Il Cotto e il Crudo” è intervenuto Pierino Mancini, ex lavoratore dei Consorzi e sindacalista della UIL che, attraverso una nota stampa, si rivolge direttamente al direttore artistico della kermesse Renato Giordano.
“Caro direttore, sulle due manifestazioni unificate, Città Spettacolo e il Cotto e il Crudo, sono state dette e scritte tante cose. Alcune condivisibili, altre meno e qualcuna pure caratterizzata da acritico acceso entusiasmo. E’ stato indubbiamente un successo: parlatene male, l’importante è che se ne parla, citando H. Ford. Un successo per la partecipazione, meno per le proposte teatrali e culturali, come è stato da più parti evidenziato. Io voglio, a mente fredda, soffermarmi su una diversa lettura della clamorosa cena in bianco. Per tutti è stata solo una molto riuscita chiusura di due manifestazioni che hanno riempito le casse di molti commercianti, che ha fatto ritornare ai beneventani la voglia di uscire dalle proprie abitazioni e partecipare a un progetto, come pure è stato scritto.
Della cena in bianco, una cronista ha sottolineato che è stata anticonformista e elegante. mPer me, invece, è stata una grande, importante e significativa manifestazione politica.
Dopo quella cena tante cose cambieranno nella nostra città. Cambiamenti positivi o negativi?
Dopo la sconfitta elettorale della famiglia Del Vecchio, la cena ha sancito la sconfitta definitiva anche di Del Basso De Caro.
La “guerra” iniziata con l’elezione, nel 1976, di Mastella alla Camera dei deputati, durata ben 40 anni, è finita con lavittoria del ceppalonese. La prossima affermazione cittadina del No al referendum, tatticamente indicato da Mastella, non farà altro che ribadire questa supremazia cittadina. Sembra un ragionamento contorto, mi rendo conto.
Quindi cercherò di farmi meglio capire, anche se brevemente e schematicamente, per motivi di spazio.
Fino a giugno l’On. De Caro ha esercitato un forte potere in città, dovuto sia alla sua autorevolezza che alla residuapossibilità di fungere da mediatore nella distribuzione di pubbliche risorse, che da sottosegretario può ancora esercitare. Un potere politico personale, più che di partito, che, per questo, non ha creato un blocco sociale di riferimento. Nella nostra città, storicamente, la borghesia ha avuto poca influenza politica perchè, avendo pochissimi rappresentanti, come classe vera e propria non è mai esistita. Invece, la piccola borghesia ha avuto grande importanza politica.
Benevento – tuona ancora Mancini – è stata sempre una città economicamente, socialmente e culturalmente, piccolo borghese. Fino alla caduta di Pietrantonio, la piccola borghesia ha avuto sempre degli stabili punti di riferimento, politici e culturali: i monarchici, prima; la destra, poi e infine, la Dc. Dopo ha smarrito la sua identità e, nell’incertezza politica che ancora caratterizza i nostri anni, ognuno ha tentato di trovare, in ogni modo, una sua strada.
La crisi sistemica, che importanti economisti definiscono come stagnazione secolare, derivante dall’esplosione della bolla speculativa dei mutui subprime, e dalla più grande truffa della storia rappresentata dai derivati, ha eccentuato la frammentazione e incentivato l’emigrazione dei suoi figli: la pubblica amministrazione, serbatoio e congeniale porto d’approdo alla sua natura, che aveva già ristretto le possibilità di sistemazione, ora ha cancellato definitivamente ogni speranza.
Nemmeno la laurea è più spendibile, bene, in un mercato del lavoro che si caraterizza per uno sfruttamento bestiale.
L’elezione di Mastella a sindaco è avvenuta grazie ad un voto guidato da una sorte di riflesso condizionato.
Si è tentato di rinnovare la speranza, un sentimento molto diffuso in città, di un ritorno, razionalmente impossibile, ai bei tempi. Tempi agevoli, in cui Mastella, a suo modo, dava, mostrando grandissime capacità, una positiva risposta ai tanti chechiedevano una sistemazione.
Un voto opportunista, superficiale e facilone che, nel lungo periodo, si ritorcerà contro Mastelmen, che vorrebbe ripulire, di notte, il rione libertà dai “delinquenti abituali”.
Mi sembra assurdo che a questa surreale e improvvida dichiarazione non sia seguita una forte presa di posizione delle opposizioni presenti nel Consesso cittadino.
Tutto questo marasma è stato, se non superato, almeno attutito dalla sorprendente cena: simbolicamente ha mostrato e ri/unificato il blocco sociale della piccola borghesia.
Finalmente ha ri/trovato un preciso punto di riferimento politico e culturale: la signora Lonardo.
Vero volano che ha fatto girare un grande e complesso motore: il vero direttore che ha diretto il direttore artistico.
Il partito Mastella family, è una vera è propria macchina da guerra: il marito gestisce e la moglie, con grandi capacità, si occupa della tattica e della strategia.La cena in bianco è stata un suo personale successo politico: lei è il vero punto di riferimento del partito Mastella family.
Si prevede, per il prossimo anno, una partecipazione ancora più ampia. Sperando, con la presenza, in qualche vantaggio personale, questo è ovvio. Se, però, fosse solo questo, per gli avversari, sarebbe meglio.
Purtroppo l’adesione al progetto non è solo opportunistico ma è di adesione propriamente politica, cosa più difficile da scalfire. Ho fatto in tempo a leggere anche un comunicato ironico, o forse provocatorio, firmato anonimamente un gruppo di cittadini, che proponevano una cena al verde, facendo sicuramente riferimento alle tasche vuote della maggioranza della popolazione.
Prima che venisse sforbiciato, con esso si affermava anche che i partecipanti alla cena appartenevano alla “peggiore borghesia beneventana”. Ora, acclarato che la borghesia, essendo una storica e unitaria classe sociale, in quanto tale non può essere divisa in peggiore e in migliore, se fosse stata vera questa superficiale affermazione, frutto di pigrizia ideologica, sarebbe stato meglio per tutta la città e per il suo futuro. Purtroppo, nulla di buono ci aspetta proprio perchè la composizione sociale era tutta piccolo borghese. La borghesia ha avuto una grande funzione storica: rivoluzionaria e di trasformazione dell’esistente. In ogni campo ha lasciato un magnifico segno della sua azione ed esistenza: nelle arti, nella cultura, nelle scienze. La piccola borghesia, invece, storicamente, riveste un ruolo regressivo. Tutti gli artisti, in qualsiasi forma si siano espressi, hanno sempre evidenziato e denunciato l’oscurantismo, il perbenismo, e la sua piccineria.
La piccola borghesia ha caratteristiche e comportamenti analoghi alla plebaglia: sempre ad adulare i potenti per elemosinare favori. Non ha lasciato niente di significativo e apprezzabile, in qualsiasi campo, essendo la sua esistenza miserevole. Il proletariato, invece, come classe motore della storia e di trasformazione sociale, fieramente lotta.
Nella nostra città la borghesia e il proletariato, come classi compiute, non si sono mai formate.
Da ciò derivano i nostri limiti economici e culturali. Siamo stati per troppi secoli fuori dalla storia.
Benevento non ha vissuto importantissime fasi storiche, tra cui l’illuminismo e la rivoluzione industriale.
Eppure, essendo attreversata da due fiumi, vi è stato, ai tempi, un fiorire di mulini che potevano, da nuclei di borghesia produttiva e portatori di trasformazioni, incidere fortemente sull’evoluzione economica e sociale dell’intera comunità. Se oggi volessimo individuare qualche esponente che rientra pienamente nella tradizione borghese, pensiamo a pochissime famiglie. Ai Rummo, per esempio, e, per altri versi, alla famiglia Mazzoni.
La cena in bianco, che De Caro avrebbe potuto osservare, con orrore, dalla finestra di casa sua, simbolicamente rappresenta il ritorno, a ranghi compatti, sulla scena cittadina, di una classe che si è riappropriato della consapevolezza di essere tale.Per questi sintetici motivi, secondo il mio modesto parere, tempi molto duri si prospettano per il futuro della nostra città.
La piccola borghesia non ha la forza economica, né le necessarie capacità culturali, per partecipare allo scontro imposto dalla spietata competizione territoriale frutto della globalizzazione neoliberale.
Che, come i più avvertiti sanno, è cosa ben diversa dal capitalismo “dal volto umano”, che abbiamo conosciuto dal secondo dopoguerra fino agli inizi degli anni ottanta.
In quegli anni anche nel nostro Paese è iniziata la “rivoluzione” monetarista e finanziaria, teorizzata da Milton Friedman e dalla scuola di Chicago. Concretamente imposta, anche con la forza in America Latina, dal duo Reagan-Thatcher. Ad Avellino e provincia, invece, negli anni si è venuta a costituire una significativa presenza di borghesia agricola e industriale, volano di un forte sviluppo, che invece di partecipare a cene in bianco è scesa in piazza a fianco di chi lotta contro i petrolieri che vogliono distruggere la loro ricchezza. Ciò permette una tale coesione sociale che farà dell’Irpinia un territorio vincente. Mentre il Sannio, piccolo borghese,un territorio soccombente.
Caro direttore, mi rendo conto della complessità e vastità di questi argomenti.
Per questo il mio modesto intento è solo quello di cercare di far discutere di cose un poco più serie, lasciando da parte inconcludenti beghe quotidiane. Per fare, un non più rinviabile, serio “esame di coscienza” collettivo.
C’è bisogno, visto i tempi eccezionali ed emergenziali, di un dibattito largo e profondo, che per forza di cosa deve uscire dal ristretto ambito della Sala consiliare, per tentare di capire, insieme, cosa bisogna fare per dare un futuro, almeno dignitoso, alla nostra comunità e ai nostri figli: Benevento non è una trattoria a conduzione familiare.
Certo è che se il sindaco continuerà con il suo peronismo fuori tempo massimo, non darà una mano, perchè è già diventatoparte dei gravi problemi.
Qualcuno, con autorevole personalità, dovrebbe frenare la sua deleteria irruenza e chiusura mentale.
A guidare il vascello, nella tempesta, ci vorrebbe un capitano più adeguato e preparato. Una vera borghese, con grande esperienza e cultura europea, come Erminia Mazzoni. Una vera mosca bianca, nella nostra città. Altro che cena in bianco!
Il partito Mastella family può, a ragione, – conclude Mancini – vantare molti successi ma, putroppo, essendo familistico e piccolo borghese, non è in grado di guidare il grande scontro economico e territoriale in atto, di cui forse non è nemmeno cosciente, tutto preso a perseguire il consolidamento della primazia. Intrisa di vanità e egocentrismo”.