AVELLINO – Il Consiglio Provinciale ha affrontato il delicato tema dei rifiuti non tralasciando l’ordinanza del presidente Gambacorta con la quale e’ stata autorizzata la trasferenza provvisoria della frazione organica presso l’impianto Stir di Pianodardine.
Un compito che, secondo i cittadini, i comitati e i sindaci della Valle del Sabato, non farebbe altro che aggravare ulteriormente il già precario equilibrio ambientale della zona con il rischio dell’aumento di malattie legate proprio allo smaltimento dei rifiuti che già negli ultimi anni ha visto un importante incremento.
Quella di Pianodardine risulta una zona particolarmente a rischio e ad esporlo in assise provinciale è stato il consigliere PD e vicesindaco di Atripalda Luigi Tuccia che insieme ai colleghi Vincenzo Moschella ed Enrico Montanaro ha presentato un’istanza per monitorare in maniera adeguata le emissioni presenti nella zona industriale di Pianodardine, dannose per migliaia di persone che vivono nelle vicinanze, andando a controllare anche il loro stato di salute: “Il primo diritto è quello di stare in sicurezza, evitando di appesantire una situazione che andrebbe monitorata con coscienza, evitando di procedere secondo criteri emergenziali, ma piuttosto dotandosi di tutte le autorizzazioni richieste per tutelare la salute dei cittadini della Valle del Sabato”.
Da parte sua il presidente Domenico Gambacorta ha cercato di attenuare l’allarme e si è reso disponibile a verificare con gli altri sindaci le reali condizioni dello Stir di Pianodardine: “L’Arpac sia il 30 agosto che il 6 settembre ha sempre dato parere negativo sulle emissioni ed ha anche smentito il problema degli odori. Mi sono permesso di dire che le esalazioni maleodoranti in generale non dipendono dallo Stir, ma da altri impianti che non sono di trattamento dei rifiuti come quello di Pianodardine. Siamo pronti con i sindaci a fare ulteriori sopralluoghi per verificarne le condizioni”.
Il problema principale resta uno, così come sottolineato da Gambacorta: “Bisognerebbe individuare un’area Pip dove poter realizzare un impianto del genere”, ossia un impianto che si occupi solo dello smaltimento dell’umido.
Una necessità resa nota in Consiglio anche dal consigliere con delega al ciclo dei rifiuti, Stefano Farina: “Abbiamo una società sana come IrpiniAmbiente che ha sei impianti di raccolta e quattro di lavorazione, un fiore all’occhiello nella gestione dei rifiuti che ha un bilancio chiuso in positivo per il 2015 con 620 unità a servizio di 400mila utenti. Nell’ottica di ridurre i costi dobbiamo pensare alla progettazione di un impianto per il trattamento della frazione umida”. In realtà i viaggi fuori provincia sono onerosi ed incidono sul costo finale del servizio.
Alla seduta di ieri è intervenuto anche l’amministratore generale di Irpiniambiente Nicola Boccalone (nella foto) che ha voluto fare una puntualizzazione proprio sul costo del trasferimento dei rifiuti fuori provincia, comunicando a tutti coloro che sono contrari allo smaltimento dei rifiuti organici allo Stir che si tratta comunque di rifiuti prodotti in casa e dunque non si raccolgono quelli provenienti da fuori.
“Per quanto riguarda lo stoccaggio nei siti già operativi, Flumeri non ha la capacità di accogliere ulteriori rifiuti, Teora invece è molto lontana e sia economicamente che logisticamente non è conveniente. Non dimentichiamoci, ed è bene sottolinearlo, che parliamo di rifiuti prodotti dall’hinterland avellinese e non dalla Provincia”, ha dichiarato Boccalone.
Sul trasferimento della frazione organica preso lo Stir di Pianodardine, il Consiglio Provinciale ha approvato all’unanimità un documento in cui si legge che il Consiglio Provinciale si farà carico di:
Sollecitare la Regione Campania ad esprimersi al più presto in merito alla richiesta di Irpiniambiente prot. n. 9407 del 10/08/2016; sollecitare l’Asl a effettuare indagini epidemiologiche; fare in modo che le autorità competenti istituiscano il Registro dei Tumori; fare in modo che si effettuino rilievi ambientali seri e autorevoli; reperire risorse per poter installare una centralina di monitoraggio dell’aria; sollecitare la Regione Campania alla rimozione delle ecoballe; sollecitare l’Asi ad effettuare uno screening sui cittadini residenti nelle zone limitrofe a Pianodardine per poter monitorare il loro stato di salute.