“Il consorzio di tutela irpino è da tempo oggetto degli attacchi concentrici di un gruppo di personaggi, alcuni dei quali operanti dentro la filiera, altri invece che, per vicende personali e varie, si sono scagliati con pervicacia meritevole di miglior causa contro chi ha operato in favore del consorzio medesimo”.
All’indomani delle polemiche sollevate dopo le dimissioni di alcuni consiglieri, il consorzio passa al contrattacco. “E’ opportuno precisare che i dimissionari sono stati eletti proprio su invito e proposta degli altri consiglieri, e nominati all’unanimità insieme agli altri, poiché nessuno ha mai operato nel consorzio di tutela secondo logiche di maggioranza o minoranza. Ad ogni tornata di rinnovo delle cariche – si legge nella nota – sono stati infatti avanzati inviti pubblici a candidarsi e in base alle disponibilità raccolte è stato composto l’organo di amministrazione, in buon accordo, nel numero corrispondente alle aspettative dei soci”.
Secondo il consorzio il disegno di contrasto si è ormai delineato chiaramente: punta ad abbatterlo per favorirne un altro concorrente, come è emerso da alcune dichiarazioni pubbliche. “Già si lascia intuire che i viticoltori ‘portati in dote’ da alcuni consiglieri dimissionari potranno essere ‘asportati’ e dirottati verso la fantomatica auspicata iniziativa alternativa. L’idea è stata ed è, dunque, di usare certi viticoltori, più o meno consapevoli, come merce di scambio, da calare nel piatto in cambio di poltrone in consiglio o incarichi di gestione, il che appare del tutto fuori luogo, in generale e a maggior ragione rispetto alle cose di cui si tratta. Quello che è successo in questi mesi è semplice: alcune persone hanno iniziato ad indebolire il consorzio colpendolo dall’interno dei suoi organi di gestione”.
Nella nota si precisa che la pietra dello scandalo sia stata l’organizzazione di un convegno, evidentemente questione decisamente più circoscritta rispetto ad azioni e toni successivi. “Un convegno il cui programma, peraltro, non era mai stato posto in discussione e approvazione nella sede consiliare. Era dunque dovere dei consiglieri entrare nel merito e fornire il proprio contributo per eventualmente migliorare quel progetto. E invece, di fronte ad alcune perplessità, poste in modo del tutto propositivo e provenienti da più parti, i dimissionari hanno preferito prima lo scontro, poi la rottura, quindi il fango in piazza”.
“Da quel momento si sono utilizzati in maniera più evidente e pressante certi temi in modo strumentale, al fine di creare ad arte dissapori e far salire ulteriormente i toni degli attacchi verbali perpetrati già da tempo nei confronti della presidente Milena Pepe, per poi giustificare la richiesta delle sue dimissioni. Ed è emersa da parte di uno dei consiglieri dimissionari la proposta della candidatura alla presidenza del proprio sodale, proposta che ha portato in superficie un altro tassello del disegno ormai evidente. È bene sottolineare come le accuse rivolte alla giovane donna presidente protempore del nostro sodalizio non abbiano riguardato sue qualità professionali, che nessuno invero ha mai posto in discussione, bensì si siano concentrate su una presunta imperfetta conoscenza della lingua italiana, essendo la stessa, com’è noto, di origine belga. Al di là dell’evidente inconsistenza dell’argomentazione, è tuttavia doverosa una riflessione: in un coro che inneggia ad un’Irpinia cosmopolita e multiculturale, in cui ci si riempie la bocca della necessità che i nostri imprenditori si aprano sempre più al confronto internazionale, ai rapporti con interlocutori stranieri della comunicazione e della distribuzione, al fine di valorizzare i tesori di questo territorio sui mercati del mondo, un simile atteggiamento, oltre ad apparire in evidente contraddizione con quanto viene dichiarato e auspicato pubblicamente, appare ispirato a una visione medioevale dell’agire sociale, che decisamente non ci appartiene”.
Dunque, si legge nella nota, è sufficiente ricostruire la cronologia degli eventi: l’attacco reiterato alla presidente Pepe, il continuo tentativo di sua demolizione dall’esterno, dalle colonne di una testata locale, poi il tentativo di abbattimento dall’interno, quindi la proposta del sostituto. Quando la manovra non è andata in porto sono giunte le dimissioni in blocco dei consiglieri che avevano ordito la trama e le dichiarazioni a mezzo stampa per gettare discredito sul consorzio, culminanti in vaghi annunci di iniziative concorrenti.
Il consorzio auspica “che il tempo delle polemiche e della rincorsa a piccole ambizioni personali possa finire una volta per tutte: l’invito è a lavorare seriamente per il consorzio di tutela e per la filiera dei vini d’Irpinia dal suo interno, collaborando democraticamente, a partire già da settembre quando, alla luce delle dimissioni di alcuni consiglieri e della conseguente necessità di procedere ad una fisiologica riorganizzazione, si ribadiranno le linee guida e le priorità per i prossimi mesi”.