CERRETO SANNITA – Era stata rasa completamente al suolo e fu ricostruita secondo criteri ‘antisismici’, almeno secondo quanto ritiene una parte degli studiosi. Blindata contro terremoti violenti che si sono susseguiti poi nel corso dei secoli e con epicentro a poche decine di chilometri. Cerreto Sannita, paese della provincia beneventana con meno di 4.000 abitanti ma con ben 13 frazioni e noto per la produzione della ceramica, resiste agli scossoni della terra grazie alle costruzioni antisismiche. Effetto di un obbligo imposto da leggi recenti? Niente affatto. Le case a prova di terremoto risalgono addirittura al diciassettesimo secolo, quando si decise di ricostruire il paese distrutto da un sisma particolarmente devastante, superiore al decimo grado della scala Mercalli, che il 5 giugno 1688 provoco’ la morte di 4.000 abitanti, addirittura la meta’ della popolazione esistente. A firmare il progetto di rinascita il regio ingegnere Giovanni Battista Manni (a Napoli si occupo’ del completamento del Pio Monte della Misericordia) su incarico del conte Marzio Carafa, la cui famiglia era feudataria del posto. La citta’ fu ricostruita piu’ a valle e proprio a seguito di quell’evento vi si insediarono i maestri della ceramica. Per la nuova citta’ furono usati alcuni accorgimenti che l’hanno resa piu’ solida. Grossi blocchi di roccia, sistemi di muratura piu’ ampia, fondamenta stabili, cantine con mura interrate, strade larghe. E poi la particolare predisposizione delle camere: al secondo piano la cucina, al primo la camera da letto per un’evacuazione piu’ veloce. Di sicuro l’intuizione ha funzionato perche’ nessun danno ha provocato a Cerreto il terribile terremoto dell’Irpinia che fece registrare quasi tremila morti. Non tutti gli studiosi sono d’accordo; tra architetti e geologi c’e’ chi sottolinea che il paese sannita si trovava a diverse decine di chilometri dall’epicentro del sisma dell’80. Insomma, non tutti ritengono che la solidita’ di Cerreto sia effettivamente merito della modalita’ di ricostruzione del paese, ma c’e’ chi riconosce comunque che gia’ 300 anni fa in quel centro del beneventano si era agito, come dice l’architetto e autore di diversi studi, Nicola Ciaburri, seguendo una “cultura di protezione civile”, con larghissimo anticipo sulla consapevolezza che e’ maturata solo in anni recenti e di fronte alle grandi tragedie che si sono verificate