BENEVENTO – “L’ex sindaco di Benevento Pepe si sbaglia fortemente a riguardo della “buona” scelta del sito del futuro depuratore: anche quell’area fu allagata durante l’alluvione del 15 ottobre 2015
In questi giorni si è ritornato a parlare del depuratore della cittá di Benevento, innanzitutto perchè l’inchiesta della Procura sull’inquinamento dei fiumi ha chiamato a testimoniare l’ex sindaco di Benevento, Fausto Pepe, ma anche perchè la nuova Amministrazione comunale ha costituito un tavolo politico e tecnico interno per affrontare la questione ed in ultimo si è registrato l’intervento del presidente dell’Associazione Mezzoggiorno Nazionale, Pasquale Viespoli, già sindaco di Benevento”.
La Sezione locale della LIPU è oramai da più di un decennio che sviscera la problematica e pur essendo fortemente convinta della necessità di depurare le acque reflue della cittá di Benevento, ha contestato più volte sia la localizzazione del depuratore sia le modalità di intervento, le quali prevedono un solo tipo di depurazione (escludendo, ad esempio, la fitodepurazione per le contrade) e la realizzazione di un’unica grande infrastruttura, mentre sarebbero opportuni depuratori di quartiere di dimensioni più contenute.
In particolare la LIPU, dopo aver sostenuto presso gli enti pubblici e gli organi istituzionali competenti l’inadeguatezza del sito di Serretelle e successivamente di Pantano ad ospitare l’infrastruttura, visto che sono zone facilmente allagabili come riporta il Piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni (PSDA), ha contestato anche l’ultima localizzazione proposta dall’Amministrazione Pepe, la quale ha previsto la costruzione dell’impianto di depurazione in contrada S. Angelo a Piesco. La LIPU, infatti, ha più volte attirato l’attenzione sull’interessante naturalità del sito che sarebbe compromessa dall’inserimento di questa infrastruttura. Inoltre il depuratore verrebbe realizzato interamente nella fascia di tutela paesaggistica dei 150 metri dal corso d’acqua prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e nella fascia B del PSDA dove è vietata la costruzione di depuratori.
Ciò già basterebbe a convincere amministratori di buon senso a spostare il previsto impianto di depurazione dal sito di S. Angelo a Piesco – a questo riguardo si spera che la nuova Amministrazione, che ha appena incominciato a discutere della questione, vagli appieno le considerazioni formulate dalla LIPU – in più c’è da tenere presente che il sito, al contrario di quanto afferma l’ex sindaco Pepe, è stato invaso dalle acque il 15 ottobre scorso quando si è verificato il più grande evento alluvionale degli ultimi 70 anni dopo quello del 1949. La LIPU a dimostrazione di ciò diffonde le foto scattate da una sua attivista, Marta Kocsis, che illustrano come il sito del depuratore in contrada S. Angelo a Piesco sia andato sott’acqua quella terribile mattina di autunno. In particolare dalle foto si nota come il fiume Calore quasi in corrispondenza dell’altura su cui sorge Castelpoto crei un’ansa verso sinistra allontanadosi dalla collina di S.Vitale-S.Angelo a Piesco e proprio in quella curva del fiume nel Piano Urbanistico Comunale, varato dalla Giunta Pepe durante il quinquennio del primo mandato, è stata ritagliata all’interno della zona di rispetto del corridoio fluviale un’area in cui andrebbe costruito il depuratore
. Le foto, nonostante siano state scattate intorno alle ore 11, ossia alcune ore dopo che é stato raggiunto il livello massimo della piena che si é avuto tra le 6 e le 7 del mattino, quindi con l’acqua che già si stava ritirando, illustrano come il fiume Calore non ha risparmiato neanche quell’area che si vede contornata dagli alberi mentre alla sua destra si scorge il lungo rettilineo della pista ciclopedonale che si dispiega oltre la galleria caratterizzante in quel tratto il suo percorso.